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ISIDE SVELATA

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vitale che produce i cambiamenti in questi vari regni. Per confermare questa affermazione<br />

è necessario cercare più in là delle opere delle nostre massime autorità scientifiche.<br />

Un uomo in una eminente posizione professionale ha bisogno di molto coraggio per<br />

rendere giustizia alle conquiste degli antichi di fronte a una pubblica mentalità che è<br />

contenta solo quando le denigra. Quando incontriamo un caso del genere, siamo felici di<br />

porre allori ai piedi del coraggioso e onesto studioso. Tale è il professor Jowett, direttore<br />

del Baliol College e professore di greco nell’università di Oxford, il quale, nella sua<br />

traduzione delle opere di Platone, parlando della “filosofia fisica degli antichi nel suo<br />

complesso”, dà loro i seguenti riconoscimenti: 1) “Che la teoria delle nebulose fu accettata<br />

e creduta dai primi fisici”. Quindi non poté fondarsi, come afferma Draper,(56) sulla<br />

scoperta del telescopio fatta da Herschel. 2) “Che lo sviluppo degli animali da rane venute<br />

sulla terra fu sostenuto da Anassimene nel sesto secolo prima di Cristo”. Il professore<br />

avrebbe potuto aggiungere che questa teoria precedette Anassimene forse di qualche<br />

migliaio di anni; che era una dottrina accettata dai Caldei, e che l’evoluzione darwiniana<br />

delle specie e la teoria della scimmia sono di origine antidiluviana. 3) o... che anche Filolao<br />

e i primi pitagorici consideravano la terra come un corpo eguale alle stelle che si aggirano<br />

nello spazio”.(57) Così Galileo, studiando alcuni frammenti pitagorici — che, secondo<br />

Reuchlin, esistevano ancora al tempo del matematico fiorentino(58) — ed essendo inoltre<br />

familiare con le dottrine degli antichi filosofi, non fece che riaffermare una dottrina<br />

astronomica che prevaleva in India nella più remota antichità. 4) Che gli antichi o...<br />

pensavano che vi fosse un sesso nelle piante come negli animali”. Così i nostri moderni<br />

naturalisti non hanno fatto che seguire le orme dei loro predecessori. 5) “Che le note<br />

musicali dipendevano dalla relativa lunghezza o tensione delle corde da cui sono emesse e<br />

venivano misurate da rapporti numerici”. 6) “Che le leggi matematiche pervadevano tutto<br />

il mondo e anche le differenze qualitative erano supposte avere origine nel numero”. E<br />

infine 7) “l’annichilimento della materia era negato da loro e considerato solo una<br />

trasformazione”.(59) “Sebbene una di queste scoperte possa essere supposta un caso<br />

fortunato”, aggiunge Jowett, “non possiamo attribuirle tutte a semplici coincidenze”.(60)<br />

In breve la filosofia platonica era una filosofia di ordine, sistema e proporzione; essa<br />

abbracciava l’evoluzione dei mondi e delle specie, la correlazione e la conservazione<br />

dell’energia, la trasmutazione delle forme materiali, l’indistruttibilità della materia e dello<br />

spirito. La sua posizione, sotto quest’ultimo rispetto, era in anticipo sulla scienza moderna<br />

superando l’arco del suo sistema filosofico con una chiave di volta perfetta e inamovibile.<br />

Se la scienza ha fatto colossali progressi in questi ultimi tempi, se abbiamo, sulle leggi<br />

naturali, idee più chiare di quelle degli antichi, perché le nostre richieste sulla natura e<br />

l’origine della vita rimangono senza risposta? Se i laboratori moderni sono tanto più ricchi<br />

di frutti di ricerche sperimentali che non quelli dell’antichità, come mai non facciamo passi<br />

(56) Conflict between Religion and Science, pag. 240.<br />

(57) Plutarco, tradotto da Langhorne.<br />

(58)<br />

Alcuni studiosi cabalisti affermano che l’originale greco delle sentenze pitagoriche di Sesto, oggi<br />

considerato perduto, esisteva ancora, a quei tempi, in un convento di Firenze, e che Galileo conosceva questi<br />

scritti. Essi aggiungono inoltre che un trattato di astronomia, manoscritto di Archita, diretto discepolo di<br />

Pitagora, nel quale erano esposte le più importanti dottrine di quella scuola, era in possesso di Galileo. Se<br />

qualche Rufinas se ne fosse impadronito, lo avrebbe senza dubbio snaturato, come il presbitero Rufinas<br />

snaturò le summenzionate sentenze di Sesto, sostituendole con una versione fraudolenta che attribuì a un<br />

certo vescovo Sesto. Vedi l’introduzione di Taylor alla Vita di Pitagora di Giamblico, pag. XVII.<br />

(59) Jowett, Introduzione al Timeo, vol. II, pag. 508.<br />

(60) Ivi.<br />

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