05.12.2014 Views

ISIDE SVELATA

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

veramente si intende per filosofia, amore per la sapienza. L’amore per la verità è<br />

implicitamente l’amore per il bene; e così, predominando su ogni altro desiderio<br />

dell’anima, purificandola e assimilandola al divino, dirigendo ogni atto dell’individuo,<br />

eleva l’uomo a partecipare alla Divinità e a comunicare con essa e lo ristabilisce nella sua<br />

somiglianza con Dio. “Questo volo”, dice Platone nel Teeteto, “consiste nel divenire simile<br />

a Dio, e questa assimilazione è il fatto di divenire giusti e santi con la saggezza”.<br />

Sempre viene sostenuto che la base di questa assimilazione è la preesistenza dello<br />

spirito o nous. Nell’allegoria del carro tirato da cavalli alati, data nel Fedro, Platone<br />

rappresenta la natura psichica come composita e duplice; il thumos, o parte epithumetica,<br />

formato da sostanze del mondo dei fenomeni; e il ΰνµοειδές, tumoides, la cui essenza è<br />

legata con il mondo eterno. La presente vita terrena è una caduta e una punizione. L’anima<br />

dimora in quella “tomba che chiamiamo corpo”, e nel suo stato corporeo, prima di essere<br />

stato sottoposto alla disciplina e all’educazione, l’elemento noetico o spirituale è<br />

“addormentato”. Così la vita è un sogno più che una realtà. Come i prigionieri nella grotta<br />

sotterranea, descritti nella Repubblica, con il dorso rivolto alla luce, noi percepiamo solo le<br />

ombre delle cose e le consideriamo effettiva realtà. Non è forse questa l’idea di Maya, o<br />

illusione dei sensi nella vita fisica, tratto così caratteristico della filosofia buddhista? Ma<br />

queste ombre, se non ci siamo dati totalmente alla natura sensuale, suscitano in noi il<br />

ricordo di quel più alto mondo in cui una volta abitavamo. “L’intimo spirito ha qualche<br />

oscuro e vago ricordo del suo stato di felicità prenatale e qualche istintiva e prolettica<br />

aspirazione a tornarvi”. Spetta alla disciplina della filosofia liberarla dai legami dei sensi<br />

ed elevarla nell’empireo del puro pensiero, alla visione della verità, del bene e della<br />

bellezza eterni. “L’anima”, dice Platone nel Teeteto, “non può entrare nella forma di un<br />

uomo se non ha mai visto la verità. È questo un ricordo delle cose che la nostra anima ha<br />

visto un tempo, quando viaggiava con la Divinità, disprezzando le cose che adesso noi<br />

consideriamo esistenti e contemplando quello che REALMENTE È. Per questo solo il nous, o<br />

spirito, del filosofo (lo studioso della somma verità) è fornito di ali: perché egli, per quanto<br />

gli è possibile, ricorda quelle cose la cui contemplazione rende divina la stessa Divinità.<br />

Facendo il giusto uso di queste cose ricordate da una vita precedente, continuamente<br />

perfezionandosi nei perfetti misteri, l’uomo diviene veramente perfetto, iniziato alla divina<br />

saggezza”.<br />

Da questo possiamo capire perché le scene più sublimi, nei Misteri, avvenivano<br />

sempre di notte. La vita dello spirito interiore è la morte della natura esterna; e la notte del<br />

mondo fisico annuncia il giorno del mondo spirituale. Dioniso, il sole notturno, viene<br />

dunque adorato piuttosto di Elios, il sole del giorno. Nei Misteri erano simboleggiate le<br />

preesistenti condizioni dello spirito e dell’anima, la caduta di quest’ultima nella vita<br />

terrena e nell’Ade, le miserie di questa vita, la purificazione dell’anima, il suo ritorno alla<br />

felicità divina, ossia la sua riunione con lo spirito. Teone di Smirne paragona giustamente<br />

la disciplina filosofica con i riti mistici: “La filosofia”, dice, “può essere chiamata<br />

l’iniziazione ai veri arcani e l’istruzione ai genuini Misteri. Questa iniziazione ha cinque<br />

parti: I, la previa purificazione; II, l’ammissione a partecipare ai riti arcani; III, la<br />

rivelazione epoptica; IV, l’investitura o insediamento; V, la quinta parte, che deriva da<br />

tutte queste, è amicizia e comunione intima con Dio, e il godimento di quella felicità che<br />

sorge dall’intimo dialogo con gli esseri divini... Platone chiama epopteia, o visione<br />

personale, la perfetta contemplazione delle cose che si apprendono intuitivamente, assolute<br />

verità e idee. Egli considera anche l’atto di cingere la fronte e di incoronare come analogo<br />

all’autorità, che ognuno riceve dai suoi istruttori, di condurre gli altri alla stessa<br />

25

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!