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ISIDE SVELATA

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Non dobbiamo sorprenderci nel riconoscere negli dèi di Stonehenge le divinità di<br />

Delfo e di Babilonia. Bel e il Drago, Apollo e Pitone, Osiride e Tifone sono una stessa<br />

divinità sotto vari nomi e hanno viaggiato in lungo e in largo. Il Both-al dell’Irlanda indica<br />

direttamente i suoi genitori, il Batilo dei Greci e il Beth-el di Chanaan. “La storia”, dice H.<br />

de la Villemarque, “che in quelle epoche remote non prese note, può scusarsi con<br />

l’ignoranza, ma la scienza delle lingue afferma. La filologia, con una probabilità che cresce<br />

di giorno in giorno, ha nuovamente annodato la catena appena spunta tra l’Oriente e<br />

l’Occidente”. (49)<br />

Non più notevole è la scoperta di un’eguale somiglianza fra i miti orientali e gli antichi<br />

racconti e tradizioni russi, perché è perfettamente naturale cercare una somiglianza tra le<br />

credenze delle famiglie semite e ariane. Ma quando scopriamo un’identità quasi perfetta tra<br />

il personaggio di Zarevna Militrissa, con una luna sulla fronte, la quale è in continuo<br />

pericolo di essere divorata da Zmey Gorenetch (il Serpente o Drago), che ha una parte così<br />

eminente in tutti i racconti popolari russi, e un personaggio simile nelle leggende<br />

messicane, fin nei minimi particolari, possiamo fermarci e chiederci se si tratta solo di<br />

coincidenze.<br />

Rassomiglianze con gli Egiziani<br />

Questa tradizione del Drago e del Sole — talora sostituito dalla Luna — ha risvegliato<br />

echi nelle più remote parti del mondo. Può essere spiegata molto facilmente con<br />

l’eliolatria, un tempo religione universale. Vi fu un’epoca in cui l’Asia, l’Europa, l’Africa<br />

e l’America erano coperte di templi consacrati al sole e ai draghi. I sacerdoti assumevano i<br />

nomi delle loro divinità e così la tradizione di esse si diffuse come una rete su tutto il<br />

globo: “Bel e il Drago erano uniformemente accoppiati, e il sacerdote della religione ofita<br />

assumeva con eguale uniformità il nome del suo dio”. (50) Tuttavia, “se la concezione<br />

originale è naturale e comprensibile... e se la sua manifestazione non è necessariamente il<br />

risultato di interrelazioni storiche”, come dice il professor Müller, i particolari sono così<br />

sorprendentemente simili che non possiamo accontentarci di dire che il problema è<br />

definitivamente risolto. Poiché l’origine di questo universale culto simbolico è nascosta<br />

nella notte dei tempi, avremo più possibilità di arrivare alla verità risalendo queste<br />

tradizioni fino alla loro sorgente. E dove è questa sorgente? Kircher fa risalire l’origine<br />

dell’ofitismo e della eliolatria, la forma dei monumenti conici e degli obelischi,<br />

all’egiziano Ermete Trismegisto. (51) Dove, dunque, se non nei libri ermetici dobbiamo<br />

cercare l’informazione desiderata? È forse verosimile che gli autori moderni ne sappiano di<br />

più, o quanto, circa gli antichi miti e culti, degli uomini che li insegnarono ai loro<br />

contemporanei? Evidentemente sono necessarie due cose: anzitutto trovare i libri di Ermete<br />

mancanti; secondariamente trovare la chiave con cui capirli perché il leggerli soltanto non<br />

basta. Senza di ciò i nostri scienziati sono abbandonati a sterili speculazioni, così come, per<br />

la stessa ragione, i geografi perdono le loro energie nella vana ricerca delle sorgenti del<br />

Nilo. In verità l’Egitto è la terra del mistero.<br />

Senza fermarci a discutere se Ermete sia il “principe della magia post-diluviana”,<br />

come lo definisce des Mousseaux, o dell’antidiluviana, come è molto più probabile, una<br />

(49) Villemarque, membro dell’Istituto. Vol. LX; Collection et Nouvelle Serie, 24, pag. 570, 1863; Poesie des<br />

cloitres celtiques.<br />

(50) Villemarque, membro dell’Istituto. Vol. LX; Collection et Nouvelle Serie, 24, pag. 570, 1863; Poesie des<br />

cloitres celtiques.<br />

(51) Archaeol., vol. XXV, pag. 292. Londra.<br />

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