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ISIDE SVELATA

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“Un’altra recente dichiarazione”, aggiunge l’autore, “che fece sobbalzare un gran<br />

numero di persone pie e sprovvedute, è che ogni pensiero da noi espresso, o che tentiamo<br />

di esprimere, provoca un certo meraviglioso cambiamento nella sostanza cerebrale. Ma,<br />

per questa e per un buon numero di affermazioni simili, i filosofi non avevano che da<br />

sfogliare le pagine del barone Liebig. Così, per esempio, questo scienziato afferma: “La<br />

fisiologia ha (250) sufficienti e decisive basi per sostenere che ogni pensiero, ogni<br />

sensazione sono accompagnati da un mutamento nella composizione della sostanza<br />

cerebrale; che ogni moto, ogni manifestazione di forza sono il risultato di una<br />

trasformazione della struttura o della sua sostanza.”“ (75)<br />

Così, nelle sensazionali conferenze di Tyndall, possiamo seguire, quasi pagina per<br />

pagina, tutte le speculazioni di Liebig, inframezzate ogni tanto dalle ancor più antiche idee<br />

di Democrito e di altri filosofi pagani. Un potpourri di antiche ipotesi elevate dalla grande<br />

autorità del giorno a formule quasi dimostrate ed enunciate in quella patetica, pittoresca,<br />

melata ed eloquente fraseologia che gli è propria.<br />

Inoltre lo stesso autore ci mostra molte idee identiche e tutto il materiale necessario<br />

per trovare le grandi scoperte di Tyndall e Huxley nelle opere del dott. Joseph Priestley,<br />

autore di Disquisitions on Matter and Spirit (Disquisizioni su materia e spirito), e anche<br />

nella Filosofia della storia di Herder.<br />

“Priestley”, aggiunge l’autore, “non fu molestato dal governo semplicemente perché<br />

non aveva ambizioni di procurarsi fama gridando dai tetti le sue idee atee. Questo<br />

filosofo... è stato l’autore di settanta o ottanta volumi e scoprì l’ossigeno”.<br />

In queste opere “egli avanza le stesse idee che sono state dichiarate così<br />

“impressionanti”, “coraggiose” ecc. una volta enunciate dai nostri filosofi moderni”.<br />

“I nostri lettori”, egli continua, “ricordano quale eccitazione è stata suscitata dalle<br />

dichiarazioni di alcuni dei nostri filosofi moderni circa l’origine e la natura delle idee, ma<br />

queste dichiarazioni, come altre che le hanno precedute o seguite, non contengono nulla di<br />

nuovo”. “Un’idea”, dice Plutarco, è un essere incorporeo che non ha sussistenza di per se<br />

stesso, ma che dà figura e forma alla materia informe e diviene la causa della sua<br />

manifestazione” (De Placido Philosophorum).<br />

In realtà nessun ateo moderno, compreso Huxley, può superare Epicuro in<br />

materialismo; può solo imitarlo. E che cosa è il suo “protoplasma” se non un rechauffé<br />

delle speculazioni dei Swàbhàvika o panteisti indù, i quali affermano che tutte le cose, gli<br />

dèi come gli uomini e gli animali, provengono da Swàbhàva, ossia la loro propria natura?<br />

(76) Quanto a Epicuro, ecco quello che Lucrezio gli fa dire: “L’anima, così prodotta, deve<br />

essere materiale, perché la vediamo provenire da una fonte materiale; perché esiste ed<br />

esiste solo in un sistema materiale; perché è nutrita da cibo materiale; perché si sviluppa<br />

con lo sviluppo del corpo, matura con la sua maturità, declina con il suo declino; e di<br />

conseguenza, sia che appartenga a un uomo o a un bruto, deve morire con la sua morte”.<br />

Tuttavia dobbiamo ricordare al lettore che Epicuro parla qui dell’Anima Astrale, non dello<br />

Spirito Divino. Comunque, se abbiamo ben compreso quanto precede, il “protoplasma di<br />

montone” di Huxley è di origine molto antica e può rivendicare Atene come sua patria e il<br />

cervello del vecchio Epicuro come sua culla.<br />

Più avanti, il nostro autore, temendo di essere frainteso e accusato di disprezzare<br />

l’opera dei nostri scienziati, conclude il suo saggio notando: “Noi vogliamo solo mostrare<br />

(75) Forza e materia, pag. 151.<br />

(76) Burnouf, Introduzione, pag. 118.<br />

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