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ISIDE SVELATA

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marcia, di galoppi, rulli di tamburi, squilli di tromba, scariche di moschetteria, cannonate,<br />

grida, lamenti: in una parola una battaglia. Penso che durasse da cinque a dieci minuti.<br />

“Ho dimenticato di dire che, prima che entrassero le due medium, avevo scritto a<br />

matita su di un foglietto (dietro indicazione del signor Gledstanes, che era stato lì altre<br />

volte) i nomi di tre oggetti noti a me solo, e cioè il nome di un compositore defunto, quello<br />

di un fiore e quello di un dolce. Scelsi Beethoven, margherita e una specie di dolce<br />

francese chiamato Plombières; arrotolai il foglietto e lo tenni in mano, senza che alcuno<br />

dei miei amici ne conoscesse il contenuto.<br />

“Quando la battaglia fu finita, egli fece sedere la signora Y in una delle due poltrone,<br />

mentre la signora X sedeva in disparte su di un lato della sala, e mi si chiese di consegnare<br />

il mio foglietto arrotolato alla signora Y. Essa lo tenne in grembo, fra le dita, senza aprirlo.<br />

Aveva un abito di lana bianca che cadeva dritto dal collo, trattenuto alla vita da una<br />

cintura, e si trovava nella luce dei candelieri alla sua destra e alla sua sinistra. Dopo un<br />

poco lasciò cadere a terra il rotoletto di carta, e io lo raccolsi. Il dott. X allora la fece alzare<br />

e le disse di compiere “d’evocazione del defunto”. Allontanò la poltrona e mise in mano<br />

alla medium una bacchetta di acciaio di quattro piedi e mezzo o cinque, che terminava a un<br />

estremo con una piccola asta trasversale, un Tau egiziano. Con questa ella tracciò un<br />

circolo attorno a sé, del diametro di circa sei piedi. Non teneva la bacchetta dalla parte<br />

della croce, come se fosse una impugnatura, ma dall’estremo opposto. Poi la restituì al<br />

dott. X. Rimase lì per un poco, lasciando cadere le braccia con le mani intrecciate davanti a<br />

sé, immobile, con gli occhi leggermente alzati verso uno degli opposti angoli della lunga<br />

sala. Poi le sue labbra cominciarono a muoversi mormorando suoni che a poco a poco si<br />

articolarono in brevi frasi spezzate, come se recitasse una litania. Certe parole, che<br />

sembravano nomi, ricorrevano ogni tanto. Suonavano al mio orecchio con la cadenza di<br />

linguaggi orientali che avevo udito. Il suo volto era intento e aveva una grande mobilità di<br />

espressione; ogni tanto ella corrugava appena la fronte. Penso che questo sia durato<br />

quindici o venti minuti, mentre tutti restavano immobili e in silenzio guardando la strana<br />

scena. I suoi mormorii parvero infine diventare più forti e più rapidi. Da ultimo ella tese un<br />

braccio verso il punto che i suoi occhi avevano fissato e, con un altro grido, quasi uno<br />

strido, esclamò: “BEETHOVEN!” e cadde a terra sfinita.<br />

“Il dott. X accorse, le fece energici passi magnetici sul volto e sul collo e le appoggiò<br />

la testa e le spalle sui cuscini. Ella rimase lì, come una persona malata o sofferente,<br />

gemendo ogni tanto, voltandosi continuamente ecc. Penso che sia trascorsa una buona<br />

mezz’ora, durante la quale ella parve passare per tutte le fasi di una lenta agonia (mi<br />

dissero che si trattava della ripetizione della morte di Beethoven). Sarebbe troppo lungo<br />

descrivere tutti i particolari anche se li ricordassi. Noi guardavamo come se assistessimo a<br />

una vera morte. Dirò solo che il suo polso si arrestò; non si poteva più udire il battito del<br />

cuore; dapprima le mani, poi le braccia divennero fredde, mentre si poteva sentire ancora<br />

un calore sotto le sue ascelle, che infine si raffreddarono completamente anch’esse; i piedi<br />

e le gambe si raffreddarono egualmente gonfiandosi in modo impressionante. Il dottore ci<br />

invitò tutti a osservare questi fenomeni. Si udiva il respiro ansante a intervalli sempre più<br />

lunghi e sempre più debole. Poi giunse la fine; la sua testa cadde da un lato, le mani, che<br />

stringevano il vestito, si rilassarono. Il dottore disse: “adesso è morta”; e in realtà sembrava<br />

tale. Con grande rapidità trasse (non ho visto di dove) due piccoli serpenti che sembrò<br />

porre sul suo collo e nel suo seno facendo energici passi intorno alla testa e al collo. Dopo<br />

un poco ella parve riprendersi lentamente, e infine il dottore, con due servitori, la<br />

rialzarono e la portarono negli appartamenti privati, da cui egli tornò presto. Ci disse che<br />

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