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Notizie istoriche de' comici italiani - irpmf

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Che in fresca età mostra canuto pelo<br />

nell’Opre sue famose, e memorande;<br />

che squarciando a doppiezza il fosco velo<br />

sa il vile consolar, e onora il Grande;<br />

che premia la virtù, che il vizio atterra;<br />

e che a ragion può dirsi un Giove in terra.<br />

9. Parlo di quel Leopoldo, a cui l’Etruria<br />

Tanto deve a quest’ora, e tanto aspetta<br />

dall’amor suo, se non soff rendo ingiuria<br />

dal Tempo edace24 , i suoi vassalli alletta.<br />

Egli vigile all’Arti, ed alla Curia,<br />

molto poi fa se poco anco prometta.<br />

Sa por compenso allor, che v’è penuria,<br />

e a cercar l’altrui ben sempre s’aff retta.<br />

E facendo assai più di quel ch’ei deve<br />

di grande, e liberal, titol riceve.<br />

25<br />

10. Dove m’inoltro? oimè! Con lieve schifo<br />

io tento di solcar l’ampio Oceano.<br />

So ben che il Sole punto non è schifo<br />

di spargere i suoi raggi al monte e al piano,<br />

e che egualmente non si prende a schifo<br />

scaldar come l’erbette anco il pantano.<br />

Ma necessario è un volo da Ippogrifo<br />

per giugner appo a così gran Sovrano;<br />

e per tesser sue lodi, un’orazione<br />

vorrebbevi di Plinio, o Cicerone.<br />

11. Taci dunque mia Musa; e in un silenzio<br />

rispettoso, ed umil tua lingua arresta;<br />

che dall’incarco grave io ti licenzio<br />

e ad esso supplirà mente più desta.<br />

Intanto a ragionare io ti sentenzio<br />

della carnovalesca, e lieta Festa,<br />

che dileguar seppe dai cor l’assenzio<br />

spargendoli di gioja immensa, e presta.<br />

Narra del grasso Giovedì il concorso<br />

che la Donna dell’Arno avea sul Corso.<br />

12. E sebben gli altri giorni, e prima, e poi,<br />

poco più, poco men quei lieti calli<br />

fer pompa di sublimi eccelsi Eroi,<br />

d’aurati Cocchj, ed agili Cavalli.<br />

Solo del Giovedì parlar tu puoi<br />

Musa, e con placidissimi intervalli<br />

rammenta or l’uno, or l’altro come vuoi<br />

di quei grati spettacoli; e non falli<br />

s’ordin non serbi il più preciso; solo<br />

tocca le cose, come sai, di volo.<br />

Francesco Bartoli – 101<br />

13. Che troppo vi vorrebbe in degna guisa<br />

voler narrar le glorie, i merti, i fregi<br />

del gran Pietro Leopoldo, e di Luisa26 tralcj congiunti a Imperatori, e Regi.<br />

E se in lor due lo sguardo mio s’affi sa<br />

fa sì, che i carmi miei punto io non pregi;<br />

ma scorgendoli inetti, indotti, e vani<br />

poco oserò ridir de’ due Sovrani.<br />

14. Era l’ora, che il Sol verso l’occaso<br />

sferza i corsier per gir di Teti in seno<br />

quando dal mio pensier fui persuaso<br />

di gir del Corso in sul passeggio ameno.<br />

E giacché alle mie cure era rimaso<br />

un po’ di tempo ozioso, al bel sereno<br />

uscj d’un Cielo il più ridente, e a caso<br />

un amico trovai cortese appieno;<br />

che in Piazza mi guidò di Santacroce<br />

dove il Popolo già folto, e veloce.<br />

15. Seco sul canto mi fermai, che addita<br />

l’altezza a cui l’innondazion dell’Arno<br />

sin lì condusse l’acque a cu’infi nita<br />

gente v’accorse a ripararla indarno.<br />

Ma qui scrivere non vo’ di quell’ardita<br />

piena fatal di cui tanti parlarno.<br />

Poiché la Musa a ragionar m’invita<br />

di tutto ciò, che gli occhi miei fi ssarno;<br />

i quali in prima contemplaro un uomo<br />

mascherato d’un naso fatto a pomo.<br />

16. Disse l’amico a me, quel, che il vostr’occhio<br />

sì attento mira è un Suonator di viola<br />

il quale un giorno si trattava in cocchio;<br />

ma la fortuna instabil, che ognor vola<br />

suscitando ver esso orribil crocchio<br />

quasi il lasciò colla camicia sola.<br />

E guai per lui, se in sì fatal sconocchio27 non avea la virtù, che in esso è sola;<br />

mercé la qual col maneggiar dell’arco<br />

vive vita tranquilla a un desco parco.<br />

17. Quella, che giunge qui col sen scoperto<br />

(l’amico proseguì) è una bagascia<br />

molto fornita di bellezza, e merto,<br />

che l’altre pari sue dietro si lascia.<br />

Un vecchion lussurioso ha ad essa aperto<br />

lo scrigno, e cosa alcuna non tralascia<br />

per farsi del suo amor contento, e certo,<br />

ma troppo la passion gli occhi a lui fascia<br />

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano

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