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Notizie istoriche de' comici italiani - irpmf

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cose da pazzarella. Riavutasi poi dalla sua frenesia,<br />

e calmata la di lei passione, si trattiene<br />

anch’oggi più tranquillamente nell’indicata<br />

Città. Udì con molto rincrescimento la morte<br />

del suo Marito, e si dimostrò sensibile alla<br />

di lui perdita, se perdita può dirsi quella d’un<br />

Marito, la di cui Moglie gli stette ognor da<br />

lontano. Meriterà questa Comica sul di lei<br />

tumulo l’Epitaffi o, che segue.<br />

Moglie fui per virtù di quel gran sì,<br />

Che detto retroceder non si può.<br />

Mio Marito da me poco gustò,<br />

Ch’io sola vissi, ed ei lontan morì.<br />

SCHERLI LEOPOLDO MARIA. Veronese.<br />

A rinovare i meriti, e l’antica memoria del<br />

celebre Comico Adriano Valerini Veronese<br />

anch’esso, nacque Leopoldo Maria Scherli<br />

intorno il 1720. Fece de’ metodici studj con<br />

molto profi tto, e prendendo amore al diletto<br />

del recitare in Teatro, si fece vedere nella<br />

stessa sua Patria più volte, come ci assicura<br />

Gianvito Manfredi nel suo Attore in Scena<br />

alla pag. 61. con le seguenti parole.<br />

“E piacemi altresì far menzione del Signor Leopoldo<br />

Maria Scherli, il quali fra quei giovani<br />

li quali per loro diletto qualche anno in questa<br />

Città si sono aff aticati per bene rappresentare gli<br />

altrui scenici componimenti, tanto bene adempiva<br />

a tutte le parti, che appartenenti sono agli<br />

Attori, che merita anch’egli di essere per un celebre,<br />

ed ottimo Attore nomato; e di lui basti dire,<br />

che rappresentando egli l’Orlando furioso, tanto<br />

bene si distingueva in tal carattere, e sì al vero<br />

rappresentava l’imagine d’un uomo impazzito,<br />

che fi nita ch’egli ebbe la Scena, appunto quando<br />

Orlando incomincia a impazzire, fu tanto il<br />

battere palma a palma degli uditori, e la voce di<br />

ognuno, che fuori ancora il richiamava, che li<br />

convenne per appagare insieme l’udienza tutta<br />

sebbene contro sua voglia ripetere l’istessa scena;<br />

onore questo da me non più veduto, che a verun<br />

altro Attore sia stato prestato.”<br />

Francesco Bartoli – 427<br />

Dopo di essersi fatto onore fra gli Accademici<br />

suoi Concittadini, passò fra’ Comici a<br />

far valere la sua perizia nell’arte del recitare,<br />

poiché nelle parti sostenute, e gravi si fece<br />

distinguere per un ottimo Attore, e nella<br />

Commedia all’improvviso proccurò di farsi<br />

sentire bravo rettorico, e dicitore elegante.<br />

Fu nel Teatro di San Giovanni Grisostomo<br />

in Venezia alcuni anni, e diede molte prove<br />

del valor suo, e recitando, e scrivendo, onde<br />

avvenne che molti dotti l’ebbero ad ammirare,<br />

e particolarmente il Nobile Signor Conte<br />

Gaspare Gozzi, che degnollo della sua pregevole<br />

amicizia. Il di lui genio per la poetica<br />

facoltà lo trasportò a scrivere non pochi lirici<br />

componimenti, che volle pubblicar colle<br />

Stampe sotto il titolo: Rime di Leopoldo Maria<br />

Scherli Comico; e furono impresse in Lucca<br />

in forma di dodici per Filippo Maria Benedini<br />

l’anno 1760. Le dedicò al suo Amico<br />

il Signor Jacopo Rossi Salodiano amatore di<br />

belle Lettere, e cercò d’imitare in esse lo stile<br />

de’ migliori antichi Poeti, e specialmente<br />

quello di Francesco Petrarca. V’inserì alcune<br />

traduzioni dal Latino, e v’unì anche un<br />

saggio di Poesie Siciliane. Nel 1766. passò<br />

nella Compagnia di Pietro Rossi; ed era già<br />

stato fra gli Arcadi di Roma acclamato sotto<br />

il nome di Anassandride Caristio. Recitò<br />

in Livorno quell’Autunno un Brindisi nel<br />

Convitato di Pietra scritto in versi martelliani,<br />

e s’impresse da Marco Strambi in un<br />

foglio aperto come si costuma di stampare<br />

gli encomiastici Sonetti, che poi si dispensano,<br />

e si affi ggono. Fu egli per qualche tempo<br />

alienato dalla Professione, e stette presso Sua<br />

Eccellenza il Signor Senatore Davia da Bologna<br />

in qualità di Bibliotecario. Nel 1768.<br />

stampò un piccolo Libretto in ottavo che<br />

conteneva alcune considerazioni sopra un<br />

parere del Dottor Carlo Goldoni cosa critica,<br />

e felicemente dettata. Tornò a recitare in<br />

altre Compagnie, ma sempre però con poca<br />

fortuna, colpa del suo troppo austero temperamento,<br />

e delle rigide sue massime fi losofi -<br />

che, che mal si confacevano co’ faceti modi<br />

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano

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