Notizie istoriche de' comici italiani - irpmf
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vie, son oeuvre, son temps, Zurich, Hildesheim / New<br />
York, Olms, 1982 [Fac. sim. éd. Paris, Champion,<br />
1903], p. 232). A causa dell’argomento scabroso,<br />
torbida storia di una passione viziosa che spinge il<br />
protagonista all’assassinio dello zio e lo porta così<br />
sul patibolo insieme alla diabolica amante, l’opera<br />
però non fu rappresentata fi no al luglio del 1772<br />
(Bruxelles); il pubblico di Parigi dovette attendere<br />
fi no al 1781 (secondo i dati di César). La rappresentazione<br />
veneziana, messa in scena dalla compagnia<br />
Lapy al teatro di Sant’Angelo nel corso della stagione<br />
dell’autunno 1771 in base alla traduzione fatta dalla<br />
giovane giornalista veneziana Elisabetta Caminer, fu<br />
dunque probabilmente la prima assoluta del dramma.<br />
Jenneval riscosse un grande successo e scatenò<br />
notevoli polemiche, prima fra tutte quella di Carlo<br />
Gozzi che, nel suo Ragionamento ingenuo, e Storia<br />
sincera dell’origine di dieci fi abe sceniche, stigmatizza<br />
la pericolosa immoralità dell’opera, in cui il pubblico<br />
applaude Rosalia, eroina negativa che insegna l’arte<br />
di sedurre e manipolare gli uomini: «Gli animi commossi<br />
de’ spettatori son tutti volti a Rosalia. Rosalia<br />
meretrice è in cattedra; le picchiate di mani sono di<br />
Rosalia», cit. Gozzi, Opere, I, p. 33. Gozzi fa persino<br />
un aperto riferimento all’attrice che si è resa colpevole<br />
di impersonare tale perfi do personaggio: «Le<br />
comiche francesi, non ammesse a’ benefi zi spirituali<br />
della chiesa, ricusano di rappresentare nel Jeneval la<br />
parte di Rosalia. Le comiche italiane, ammesse a tali<br />
venerabili benefi zi, non si fanno riguardo a recitare<br />
la parte di Rosalia nel Jeneval», cit. Gozzi, Opere, I,<br />
pp. 36–37. È probabile che la bellezza provocante e<br />
carnale di Margherita Gavardina, a cui Bartoli non fa<br />
aperto riferimento ma che, come vedremo subito, è<br />
testimoniata da diverse fonti, dovette aiutare l’attrice<br />
ad impersonare questa donna piena di passione e<br />
dalla forte carica erotica, nonostante che nella traduzione<br />
di Elisabetta Caminer il lato oscuro del personaggio<br />
venga attenuato (per un’analisi del dramma<br />
nella traduzione italiana e delle tracce dell’adattamento<br />
teatrale si veda la tesi di dottorato di L. Giari,<br />
La diff usion du théâtre français en traduction à Venise<br />
pendant la seconde moitié du XVIII e siècle. Etude statistique<br />
et littéraire, Université Paris 8/ Università di<br />
Pisa, 2008, tesi in cotutela diretta dalla Professoressa<br />
Françoise Decroisette).<br />
Francesco Bartoli – 265<br />
14. Bartoli fa riferimento al romanzo di Antonio<br />
Piazza, Il Teatro, ovvero Fatti di una Veneziana che lo<br />
fanno conoscere, pubblicato a Venezia nel 1777 senza<br />
il nome dell’autore. Con quest’opera Piazza, che ha<br />
appena terminato la sua soff erta esperienza di poeta<br />
drammatico, regola i conti con i vari capo<strong>comici</strong> e<br />
attori delle compagnie con cui si è trovato in contatto.<br />
Pochi sono i personaggi che si salvano dalla<br />
sua penna tagliente. Il brano che riguarda Margherita<br />
Gavardina non è dei più cattivi fra quelli dei<br />
componenti della compagnia Lapy da lui tratteggiati<br />
(tomo II, 12–24): «La seconda Donna, era un pezzo<br />
di carne, che destava l’appetito anche a’ più nauseati.<br />
Bravissima per certi caratteri, si poteva stabilire<br />
nel suo mestiero una riputazione onorevole, se contenta<br />
d’aver posto il piede nel Socco ridevole, non<br />
avesse avuta la smania di calzare il grave Coturno»<br />
(nell’edizione curata da Roberta Turchi la citazione<br />
è a p. 129). Come si vede Bartoli, pur riferendosi<br />
a questo passo, tace l’apprezzamento materiale sulla<br />
bellezza “carnale” della donna, che però dovette far<br />
risentire l’attrice se Piazza stesso nell’edizione del suo<br />
teatro (1786) tenta di discolparsi cercando di rimediare<br />
alla gaff e: «La Signora Margherita Gavardina,<br />
ch’era la Prima Donna, mi diede in quell’incontro<br />
prove della sua amicizia, alle quali io non ho certamente<br />
mal corrisposto: né sono colpevole s’Ella<br />
s’appropriò alcuni tratti di penna, che non le convengono;<br />
o se l’altrui malignità mi volle un Pittore<br />
satirico di que’ lineamenti, che non fanno il di lei<br />
ritratto» (Piazza, cit., t. II, p. VII). L’attrice doveva<br />
in eff etti essere dotata di una notevole “presenza scenica”<br />
se anche Carlo Curiel riferisce di un soprannome<br />
ironico («la Magrotta») dato all’attrice dal conte<br />
Zinzerdof, estensore del diario sul Teatro San Pietro<br />
di Trieste (cfr. Curiel, cit., p. 453).<br />
15. Caterina Manzoni si ritira dalle scene alla fi ne del<br />
carnevale del 1774, ancora giovane e nel pieno della<br />
sua celebrità.<br />
16. Margherita Gavardina resta nella compagnia<br />
Lapy fi no al 1775–76, mentre dall’anno comico<br />
1776–77 passa al teatro di San Giovanni Grisostomo,<br />
nella recente compagnia di Maddalena Battaglia,<br />
come testimoniano gli Indici dei Teatrali Spettacoli<br />
dello stesso anno, restandovi fi no al 1778–79 (cfr.<br />
Giardi, pp. 100–101).<br />
© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano