Notizie istoriche de' comici italiani - irpmf
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332 – Giovanna Sparacello<br />
Note<br />
1. BIBLIOGRAFIA: S. Maffei, De’ teatri antichi e<br />
moderni e altri scritti teatrali, a c. di L. Sannia Nowé,<br />
Modena, Mucchi, 1988, pp. XXXVII, 121; B. Croce,<br />
I teatri di Napoli, Milano, Adelphi, 1992, p. 167<br />
(1° ed. Napoli, Luigi Pierro, 1891); Rasi, III, p. 128<br />
(riprende integralmente la notizia del Bartoli); C. Alberti,<br />
La scena veneziana nell’età di Goldoni, Roma,<br />
Bulzoni, 1990, pp. 90–94, 232–234.<br />
2. Precedente all’ingresso nel Teatro di San Luca<br />
è l’esperienza di Pompilio e Vittoria Miti nel teatro<br />
napoletano di San Bartolommeo. Qui recitarono<br />
l’estate del 1710 nella «conversazione comica», diretta<br />
da Antonio Costantini. Insieme a loro il modenese<br />
Geronimo Ferrara (v. voce della Diana Silvio), Giacinto<br />
Cattoli, Ferdinando Pori, Antonio Montini,<br />
Francesco Antonio Rizzi, Domenico Tortoriti, Teresa<br />
Costantini (v. voce Diana) e Angela Mostini. Nel<br />
1712 la stessa compagnia domandava il permesso di<br />
recitare nel casino fuori la porta dello Spirito Santo.<br />
Al San Luca la permanenza di Pompilio Miti e della<br />
moglie Vittoria fu lunga e continuativa. I contatti<br />
fra Pompilio Miti e Alvise Vendramin, proprietario<br />
del teatro, risalgono al novembre 1716 (v. Archivio<br />
Vendramin 42 F 9/8). Nel 1720 Pompilio aveva responsabilità<br />
di coordinamento nella compagnia (v.<br />
lettera di Giuseppe Imer a Vendramin del 17 gennaio<br />
1720, Archivio Vendramin, 42 F 9/8). Il 10 ottobre<br />
del 1723 i Miti fi rmarono un contratto col San Luca<br />
che li impegnava dal 1724 al 1727 con obbligo di<br />
restare fi no al 1729 se i Vendramini lo avessero ordinato<br />
(Archivio Vendramin, 42 F 1/7, c. 29). Cfr.<br />
C. Alberti, cit., pp. 232–234. Nel 1726 essi furono<br />
fra i protagonisti del primo esperimento parodico del<br />
melodramma in quel teatro: Nerone detronato dal trionfo<br />
di Sergio Galba. I Miti recitavano come Ottavio e<br />
Poppea, mentre la parte di Galba spettava a Fran cesco<br />
Cattoli. Nei panni del poeta, il Signor Dottor Graziano<br />
Cimbaloni da Bologna, probabilmente lo stesso<br />
Pompilio Miti, bolognese, più tardi autore di una seconda<br />
parodia, l’Ottaviano trionfante di Marcantonio.<br />
L’autore si fi rmava con un anagramma: Itmipolimipo<br />
Ronzello, detto “Il Brillante pecoraro della Selva”.<br />
Nel repertorio anche Il Gran Tamerlano vincitore di<br />
Bajazet. Cfr. C. Alberti, cit., pp. 90–94. Miti fu<br />
inoltre autore dell’indirizzo al lettore premesso a D.<br />
© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano<br />
Lazzarini, Ulisse il giovane, tragedia dedicata all’illustrissimo<br />
ed eccellentissimo sig. Girolamo Ascanio Giustiniani,<br />
Ferrara, Presso Bernardino Pomatelli, 1720.<br />
3. Ottaviano trionfante di Marcantonio. Melolepidodramamusicale<br />
da rappresentarsi nel Teatro prope San<br />
Salvatore il Carnovale 1735. Dedicato al Signor Odmuaponarcemdo<br />
Mirop, venezia, Valvasense, 1735.<br />
4. La tragicommedia del veneziano Giovanni Palazzi<br />
venne pubblicata a Padova da Giovanni Battista Conzatti<br />
l’anno nel 1736. Venne dedicata dal Franceschini<br />
all’amico Giovan Battista Garelli che lasciava il teatro.<br />
Ecco gli interpreti secondo quanto impresso nell’edizione<br />
a stampa: Francesco Rubini Pantalone re dei<br />
Cuchi; Fausto Bonomi Tugo Marmotta Condottiere<br />
de’ Soldati Allocchi; Felice Bonomi Argentina Regina<br />
delle Civette; Giuseppe Campioni Fichetto Conte dei<br />
Falchetti, e Baron de’ Sparvieri, primo Ministro della<br />
Regina; Rosa Costa Cingara Indovina, Madama De<br />
La Sol Re Virtuosa di Camera della Regina, ed Eurilla<br />
fi glia del maggior Sacerdote; Lodovico Nicoli recitò il<br />
Dottore Marchese de’ Merlotti; Pompilio Miti Uranio<br />
maggior Sacerdote d’Apollo; Vittoria Miti Eularia<br />
Principessa de’ Faggiani, parte seria; Giovanni Verder<br />
Florindo.<br />
5. Nel De’ teatri antichi e moderni, Scipione Maff ei fa<br />
riferimento al sacerdozio di Miti, sostenendo di aver<br />
incoraggiato più volte l’amico ad assecondare la sua<br />
vocazione: «Testimonio ne può rendere ancora il ben<br />
noto Sig. Pompilio Miti, il quale, abbandonata la Comica<br />
Professione, vive in abito ecclesiastico da molto<br />
tempo, e a secondar tal’inspirazione fu più volte<br />
dal medesimo animato e sollecitato», cit. S. Maffei,<br />
De’ teatri antichi e moderni e altri scritti teatrali, cit.,<br />
p. 121. Maff ei cita il Miti come testimone ancora in<br />
vita dell’avversione che egli provava verso la corruzione<br />
del teatro, reso inaccessibile al buon cristiano.<br />
Tracce dei rapporti fra Maff ei e Miti sopravvivono<br />
nell’epistolario del veronese: in una lettera a Bertoldo<br />
Pellegrini scritta da Venezia il 12 giugno 1724, Maff ei<br />
annuncia l’arrivo di Pompilio Miti e della sua compagnia<br />
a Verona. Egli voleva affi dare alla compagnia il<br />
compito di recitare l’Oreste e altre tre o quattro tragedie<br />
edite nel Teatro Italiano, al fi ne di promuoverne la<br />
vendita. Il nome di Pompilio ricorre anche nella lettera<br />
a Bertoldo Pellegrini scritta da Parigi e datata da<br />
Garibotto ottobre 1733. Cfr. S. Maffei, Epistolario