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Notizie istoriche de' comici italiani - irpmf

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maschi furono, oltre a Giovambattista, e a lui, Giacinto<br />

(ibidem, note 4 e 5), Domenico, che si dedicò<br />

alla carriera militare, ma che dedicò alcune rime alla<br />

seconda moglie di Giovambattista, Livia (cfr. nella<br />

biografi a di questa).<br />

19. V. ad vocem.<br />

20. L’aneddoto è ricavato, con qualche variante, da<br />

questo passo della Ferza: «Facciane fede (sotto il serenissimo<br />

Granduca Francesco [sic], augustissimo<br />

genitore della Realissima Maria Medici gran Regina<br />

di Francia) quel gran savio, carico d’anni ma più di<br />

sapere, lettor pubblico di Pisa, alor che, andato per<br />

commission dello stesso Serenissimo a visitarla, ritornato,<br />

alla stessa Altezza disse: «Altro non dirò all’Altezza<br />

Vostra Serenissima se non che tutto quello ch’a<br />

me è nuovo, ad Isabella è vecchio» (ed. cit., p. 509). Si<br />

tratta di un aneddoto trasmesso dalla tradizione orale<br />

dei <strong>comici</strong>.<br />

21. Il Gran Duca è non Francesco, ma, evidentemente,<br />

Ferdinando I (1549–1609). L’errore risale al<br />

passo della Ferza cit. alla nota precedente.<br />

22. Il soggiorno parigino si colloca dall’estate 1603 al<br />

giugno 1604, dove recitarono sia a Parigi, all’Hôtel de<br />

Bourgogne, sia a Fointainebleau (Cfr. Campardon,<br />

I, p. XI).<br />

23. Enrico IV. Delle lettere del Re di Francia parla<br />

Barbieri nella Supplica (N. Barbieri, La supplica,<br />

discorso famigliare a quelli che trattano de’ <strong>comici</strong>, con<br />

studio critico, note e varianti di F. Taviani, Milano, Il<br />

Polifi lo, 1971, pp. 18–19).<br />

24. Accademia degl’Intenti di Pavia. Fondata nel<br />

1593 (cfr. M. Maylender, Storia delle accademie<br />

d’Italia, Bologna, 126–1939, vol. III., pp. 321–323).<br />

Nella Parte seconda delle Rime (Milano, 1605) fi -<br />

gurano rime degli Accademici dedicate a Isabella<br />

(pp. 2–14).<br />

25. La Ferza, p. 497; Barbieri, Supplica, ed. cit.,<br />

p. 18.<br />

26. Cfr. Ferza, ed. cit., p. 508: «[...] aff ermandosi<br />

non solo il pubblico di quelle graziosissime dame<br />

lionesi e cavalieri francesi e <strong>italiani</strong> che la visitavano<br />

e (grandezza degli animi loro) ma gli stessi religiosi<br />

cappuccini, non che la confortavano, ma che da lei<br />

erano confortati [...]».<br />

27. Barbieri, ct., p. 19 (ma l’attribuzione dell’epitaffi<br />

o a Francesco è un’aggiunta di Bartoli).<br />

Francesco Bartoli – 67<br />

28. Della perfetta historia di Francia, e delle cose piu<br />

memorabili occorse nelle provincie straniere negli anni<br />

di Pace regnante il christianissimo Henrico IV il Grande<br />

re di Francia, e di Navarra, libri sette: del signor Pietro<br />

Mattei. Tradotte di francese in italiano dal signor conte<br />

Alessandro Senesio bolognese, Venezia, Barezzi, 1624.<br />

La menzione del Mattei è suggerita a Bartoli sempre<br />

da Barbieri.<br />

29. Sul Dizionario di Jean Baptiste Ladvocat cfr. nota<br />

2 al Foglio.<br />

30. In Rime, Milano, Bordone e Locarni, 1601,<br />

p. 26. Bartoli trascrive con qualche intervento sulla<br />

punteggiatura e modernizzando leggermente la grafi a:<br />

sopprime le h pseudoetimologiche (ohimè/oimà: v. 7,<br />

havranno/avranno: v. 10) e unifi ca le preposizioni articolate<br />

(ne gli/negli: v. 8).<br />

31. In Lettere, Venezia, Combi, 1617 e 1627. L’edizione<br />

del 1627 è più corretta. Pur modernizzando, al<br />

solito, la grafi a, la trascrizione di Bartoli sembra seguire<br />

questa edizione (non ci sono gli errori di 1617).<br />

L’edizione del 1617 riportava anche un sonetto<br />

dell’attore Paolo Fabri (Quella che già faconda espresse)<br />

che Bartoli non cita, ma che si può leggere in Rasi, I,<br />

p. 99. Sul sonetto tassiano Quando v’ordiva..., cfr. F.<br />

Taviani, Bella d’Asia, cit., pp. 3–76.<br />

32. Prima che nel volume delle Lettere (compare sia<br />

nell’ed. del 17 che del 27), il sonetto era stato pubblicato<br />

nella Lira, parte III (Venezia, Ciotti, 1614,<br />

p. 153) e poi in tutte le successive edizioni e spesso<br />

antologizzato (Croce, Getto, Ferrero, Asor Rosa). La<br />

nota in cui Bartoli segnala la variante al v. 7 dimostra<br />

che avesse dunque a disposizione anche una edizione<br />

della Lira (della cui Terza parte, appunto le Lagrime<br />

costituiscono una sezione), su cui potè confrontare<br />

il testo del sonetto rispetto a quello pubblicato nelle<br />

Lettere di Isabella. Un altro componimento di Marino<br />

dedicato a Isabella è il madrigale XLV (Fronte serena)<br />

della Galeria.<br />

33 Raff aello Sadeler (Antwerp 1561–Munchen<br />

1628), specializzato nei ritratti e appartenente ad una<br />

famiglia di intagliatori. Passò gran parte degli ultimi<br />

anni a Venezia cfr. G. Gori Gandellini, <strong>Notizie</strong> <strong>istoriche</strong><br />

degli intagliatori, Siena, Porri 1808 (terza ed.),<br />

tomo III, pp. 157–159.<br />

34. In realtà l’edizione ne è priva. Corrisponde però<br />

al primo progetto, di cui, evidentemente, qui rimane<br />

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano

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