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Notizie istoriche de' comici italiani - irpmf

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Quel moverti per arte, e col compasso;<br />

Ti rendon, se non sai, scipito, e ladro.<br />

Per numero tu calcoli ogni passo,<br />

E per linea le braccia stendi in giro<br />

Con molta attenzion or alto or basso,<br />

Talor bilanci un guardo, ed un sospiro,<br />

Volgi il capo, e la mano muovi, o il piede<br />

A battuta, qual canta un semiviro:<br />

A tempo quegli diserrar si vede<br />

La voce: in te ogni membro si contiene<br />

Così, che un parte, un resta, e un altro riede.<br />

Parmi veder, come sovente avviene,<br />

Que’ fanciulletti che un pedante in scuola<br />

Ammaestra per porli in sulle Scene:<br />

Imparata che s’ha la cantafola,<br />

Che devon recitar, quegli innocenti<br />

Fanno cinque, o sei moti ogni parola.<br />

Non crederassi, e pur non altrimenti<br />

Far ti vedo talor, Comico sciocco,<br />

Tanto prodigo sei di movimenti!<br />

Già so, che per calzar coturno, o socco,<br />

Hai per lung’uso ricorso allo specchio,<br />

Per dare al gesto l’ultimo ritocco:<br />

Sia Giovine che imiti, o siasi Vecchio,<br />

Guerrier feroce, o timido poltrone;<br />

Quello consulti, e altrui non porgi orecchio.<br />

Consulta un poco ancora la ragione:<br />

Chi ti consiglia quando in casa, o in strada<br />

Parli con varie sorte di persone?<br />

Un ti aff retta, e ti tiene un altro a bada;<br />

Or come fai con questi? mi rispondi;<br />

Non guardo ove la mano o il piè si vada.<br />

Oh Natura maestra! Tu che infondi<br />

Quel vero che si cerca, e s’ha in se stesso,<br />

Di cui sì avari siamo, e sì fecondi;<br />

Deh tu m’inspira sì, che pur concesso<br />

Or siami d’additar l’arte del moto,<br />

Ten priego, le man giunte, umil dimesso:<br />

E per la grazia appiccherotti il voto,<br />

E di gambe, e di braccia una caterva:<br />

Ben degna oblazion di un cor devoto.<br />

Il Nume che ben sa quanto in me ferva<br />

Desio d’esser chirurgo Teatrale;<br />

Balsamo appresta, che a tal morbo serva.<br />

E con pietà, santa, immortale,<br />

Sento all’udito risuonar la voce,<br />

Francesco Bartoli – 383<br />

Che qui rapporto, appunto come, e quale.<br />

“A color cui tal peste affl igge e cuoce,<br />

“dirai che prima di mostrare il naso<br />

“Facciano il segno della Santa Croce.<br />

“Poi ciaschedun di lor sia persuaso<br />

“Che di braccia e di gambe aff atto è privo;<br />

“E andrà lor fama dall’Orto all’Occaso.<br />

Oh Santo Oracol pio confortativo!<br />

Delle divine benchè oscure note<br />

Parmi capire il senso vero, e vivo.<br />

Io l’Interprete sono, io il Sacerdote:<br />

Ascoltatemi voi…. Ma qual rumore<br />

Sento! Mi chiama ognun pianta carote.<br />

E gridan pietre al gran Riformatore,<br />

Che de’ suoi quattro membri principali<br />

Vuol mutilare il Comico: che orrore!<br />

Credendosi a costui, ne i più gran mali,<br />

E nella passion la più crudele<br />

Si dovrebbe restar come boccali,<br />

E abbandonarsi alle sole querele,<br />

Lasciando tutt’ i membri stupefatti<br />

Senza moto, qual rio che il verno gele.<br />

Così gridan per tutto certi matti,<br />

Che spiegan malamente il Divin detto.<br />

Non più contese omai, venghiamo a’ patti.<br />

Ascoltatemi, e poi se il mio precetto<br />

Erroneo vi parrà; mi deridete,<br />

Che avrò piacer che mi abbiate corretto.<br />

È ben certo, e negar non mel potete,<br />

Che il marcare ogni virgola col gesto<br />

È un trapassar di verità le mete.<br />

E niente è più nocivo e più molesto<br />

All’Uditor, che il far conoscer l’arte<br />

In ciò che d’esser fi nto è manifesto.<br />

La principale, e necessaria parte<br />

Del Comico è di far chiaro vedere<br />

Che dalla verità non si diparte.<br />

Così facendo, quasi persuadere<br />

Potrai che non sia falso quel ch’è fi nto,<br />

E se fi n là non vai non puoi piacere,<br />

Per seguitare il naturale istinto,<br />

E moversi senz’arte or che s’ha a fare?<br />

Scordare i quattro membri, e forse il quinto<br />

Che è la Testa; ma sì ben cercare<br />

Di sentire la cosa che ci esponi;<br />

Che credasi esser tuo l’altrui aff are.<br />

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano

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