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Notizie istoriche de' comici italiani - irpmf

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378 – Giovanna Sparacello<br />

In van nembo l’insulta irato, o vile,<br />

che a cacciar del rival l’onte, e i disprezzi<br />

sì l’aff orza del Mare aura gentile<br />

che fi a, che ognun le frutta, e i fi or<br />

[’apprezzi.<br />

Con la face del ver, che a i vati splende,<br />

Ricci, la cetra a Te risponde, e quanta<br />

Festa, lode, piacer l’agone accende.<br />

De lo sdegno, del duol teco si ammanta<br />

l’alma; Ricci per Te lieta si rende;<br />

il Teatro, Torin, t’applaude, e vanta.<br />

Note<br />

1. Nata a Verona il 26 settembre 1749 e forse morta<br />

a Rovigo (o a Venezia nel manicomio di San Servolo:<br />

ma è notizia controversa) il 31 dicembre 1825.<br />

BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, pp. 287–292; Enc. Spett.,<br />

VIII, coll. 937–938; Gozzi, Memorie inutili, t. II,<br />

capp. VIII–XLIV (si v. anche l’introduzione a c. di P.<br />

Bosisio). Lo sconsolato ritratto che Bartoli dedica alla<br />

moglie contiene anche un curioso appello a Teodora,<br />

affi nché riconsideri le tappe della propria scandalosa<br />

carriera; quel che alla fi ne in fondo avvenne, con la<br />

forzata, tardiva riunione dei due sposi.<br />

2. Fu nel corpo di ballo del veneziano Teatro di S.<br />

Benedetto.<br />

3. Come già detto a suo luogo, il matrimonio fu celebrato<br />

il 5 novembre 1769.<br />

4. Il dramma allegorico volterriano Les Scytes (gli sciti<br />

sono in realtà i ginevrini, che Voltaire voleva educare<br />

alla tolleranza) è del 1767.<br />

5. Propriamente La donna innamorata di vero (1771):<br />

che riscosse ben scarso successo. Non è citata la parte<br />

di protagonista che la Ricci sostenne l’anno seguente<br />

nella tragedia Il Fajel, tradotta da Gozzi (in sciolti)<br />

dal francese di Baculard d’Arnaud; su questa versione:<br />

L. Comparini, «Cela est trop commode pour être<br />

séant». Carlo Gozzi traducteur de tragédies françaises<br />

dans la polémique théâtrale de son temps, in «Problemi<br />

di critica goldoniana», XIII, 2006, pp. 209–222.<br />

Come già accennato, una contrastata storia d’amore<br />

unì tra il 1771 e il 1777 la Ricci a Gozzi (storia su cui<br />

meglio ragguagliano gli inediti recentemente pubblicati<br />

da M. Gorla, Cinque lettere di Teodora Ricci a<br />

Carlo Gozzi, nel vol. coll. Studi gozziani, a c. di M. G.<br />

Cambiaghi, Milano, Cuem, 2006). Gozzi, che circa<br />

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano<br />

questo legame si dimostrò sempre reticente, nelle Memorie<br />

a stampa diede infi ne un ritratto in chiaroscuro<br />

della vecchia amante, dove l’avversione, succeduta<br />

all’antica passione, è corretta dall’ironia: «Ella aveva<br />

dello spirito; una buona voce, una memoria felice,<br />

una velocità di comprendere sorprendente, un buon<br />

aspetto, e sapeva accomodarsi leggiadramente per il<br />

teatro. Era mancante di attenzione ne’ dialoghi delle<br />

sue scene, mancante di naturalezza, e mancante di<br />

vera sensibilità nelle parti che rappresentava, difetti<br />

nimicissimi alla necessaria illusione teatrale, ma difetti<br />

ch’io m’avvedeva succedere dalla poca intelligenza,<br />

dal poco impegno del cuore, e dalle distrazioni donnesche»<br />

(Memorie inutili, II, p. 470); altro tono, assai<br />

meno cavalleresco, nell’inedito pubblicato da F. Soldini,<br />

Rapporto tra Carlo Gozzi cit., dove tra l’altro ci<br />

imbattiamo in questo ritratto: «Quanto alle sue qualità<br />

corporali, ella ha la faccia resa alquanto deforme<br />

dal vaiuolo. La sua deformità non ributta. La sua statura<br />

è mediocre, scarna e leggiadra. I suoi capelli sono<br />

biondi. Ha la bocca alquanto grande, e i movimenti<br />

di quella smorfi osi» (p. 63); il marito Francesco, col<br />

solito disprezzo, è «un nulla mezzo tisico ed orrido,<br />

e uno di que’ Comici per se stessi infelici, che non si<br />

piccano d’esser arghi sulla direzione della lor moglie,<br />

che mostrano di conoscere maturamente la sua illibatezza,<br />

che le calzano le scarpe mentr’ella si pavoneggia<br />

nello specchio, e che affi dano la loro sussistenza sul<br />

merito della Principessa lor sposa» (p. 65).<br />

6. Il Gustave Vasa di Alexis Piron risaliva al 1733: v.<br />

la traduzione di Gritti, Gustavo Wasa, in Teatro tragico<br />

francese ad uso de’ teatri d’Italia, t. II, Venezia, Fenzo,<br />

1776. In scena al San Luca nel carnevale del 1772,<br />

vi rimase per sette sere: ma l’ultima sera il pubblico<br />

disertò in favore del Bourru bienfaisant di Goldoni: F.<br />

Soldini, Rapporto tra Carlo Gozzi cit., p. 67, n. 7.<br />

7. Di questa commedia (tratta dallo spagnolo di Augustín<br />

Moreto) così scrive Gozzi (Memorie inutili, II,<br />

p. 466): «L’opera mia fu esposta al Pubblico a dì otto<br />

del Febbrajo l’anno 1772. La Ricci da me ammaestrata<br />

sostenne la parte della Principessa fi losofa, parte<br />

d’un peso estremo, con una bravura sorprendente.<br />

Gl’applausi fi occarono, e con diciotto recite di repliche<br />

successive d’un concorso indicibile, quella valente<br />

giovine stabilì nella universale opinione d’essere una<br />

attrice inarrivabile nella bravura».

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