Notizie istoriche de' comici italiani - irpmf
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464 – Giovanna Sparacello<br />
valiere traduttore liberale aveva regalato un vestiario<br />
ricchissimo adattato alla Tragedia medesima, fu esposta<br />
in quella occasione nel Teatro di San Salvatore,<br />
per fare un tentativo. Quella tragedia con uno sforzo<br />
di decorazione inusitato, sostenuta mirabilmente da’<br />
tre personaggi Petronio Zanerini, Domenico Barsanti,<br />
e Teodora Ricci, scemò alquanto il timor panico<br />
della popolazione, e fu replicata per molte sere con<br />
buon concorso» in Gozzi, Memorie inutili, t. II, II,<br />
XVIII, p. 526. Il successo della rappresentazione è<br />
peraltro testimoniato anche da Gritti (Prefazione, in<br />
Teatro tragico francese ad uso de’teatri d’Italia… cit.,<br />
I, pp. 12–13) in cui, dopo aver espresso un giudizio<br />
negativo sugli attori <strong>italiani</strong>, puntualizza che ne esistono<br />
di bravi: «Allorch’io accuso d’inconsideratezza,<br />
d’indocilità, e d’ignoranza gli attori <strong>italiani</strong>, intendasi<br />
sempre del maggior numero, col quale non voglio in<br />
conto alcuno confusi que’pochi che, o intendono abbastanza<br />
il loro mestiere, e lo esercitano con bravura,<br />
o sono ingenuamente disposti a prevalersi degli utili<br />
avvertimenti, che lor vengono dati. Radamisto, e Zenobia,<br />
di Crebillon nobilmente dal Signor Marchese<br />
Diomede Borbon dal Monte di Sorbello tradotta, ha<br />
ultimamente data una prova e dell’abilità degli Attori<br />
nostri e della infl uenza che à il vario modo di rappresentarle<br />
sul destino delle tragedie. La tragedia suddetta<br />
tradotta già dal celebre defunto Abbate Frugoni, e<br />
more solito dieci anni prima rappresentata a Venezia,<br />
annojò l’Uditorio: e la nuova traduzione, con diligenza,<br />
e decoro dalla compagnia del Sacchi prodotta, gliene<br />
ha fatto conoscere, a spese della propria sensibilità,<br />
tutto il pregio».<br />
4. Dalle Memorie inutili si evince che Gozzi gli affi -<br />
dò la parte di Federico, duca di Salerno, nelle Droghe<br />
d’amore (Gozzi, Memorie inutili, t. II, II, XVIII,<br />
p. 635). Zanarini recitò anche in due opere del Monti:<br />
nell’Aristodemo andato in scena a Roma al Teatro<br />
Valle il 16 gennaio 1787 e nel Galeotto Manfredi il 15<br />
gennaio 1788. Lo stesso Monti (V. Monti, Esame critico<br />
dell’autore sopra l’«Aristodemo», in Id., Aristodemo,<br />
a c. di A. Bruni, Parma, Guanda, 1998, pp. 212–213)<br />
scrisse che quest’attore aveva svolto un ruolo determinante<br />
nel decretare il successo delle sue tragedie e<br />
aggiunse che «Questo incomparabile comico, che gli<br />
stessi Francesi paragonano e molti antepongono ai più<br />
famosi della loro nazione, questo Roscio novello ani-<br />
© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano<br />
mò talmente i miei poveri versi, che io medesimo ne<br />
rimasi colpito». Tra gli spettatori era presente Goethe,<br />
che osannò l’attore poiché era riuscito a rendere sulla<br />
scena la stessa austerità e grazia espresse dalle antiche<br />
statue degli imperatori romani (W. Goethe, Viaggio<br />
in Italia, Milano, Mondadori, 1993, p. 178). Anche le<br />
<strong>Notizie</strong> storico–critiche sull’Aristodemo (in Il teatro moderno<br />
applaudito ossia raccolta di tragedie, commedie,<br />
drammi e farse che godono presentemente del più alto<br />
favore sui pubblici teatri, così <strong>italiani</strong>, come stranieri<br />
corredata da <strong>Notizie</strong> storico–critiche e del Giornale dei<br />
Teatri di Venezia, Venezia, Salvioli, 1796, t. I, p. 65)<br />
riportano il successo ottenuto dalla tragedia soprattutto<br />
per l’interpretazione di Zanarini: «Esposta [la<br />
tragedia] sul Teatro Valle nel carnevale del 1787, venne<br />
rappresentata con pienissimo concorso e straordinario<br />
applauso per otto sere consecutive. Ivi il valore<br />
del celebre Petronio Zanarini si manifestò eminentemente,<br />
sostenendo con tragica dignità il carattere<br />
di Aristodemo». Nel 1790 Zanarini entrò a far parte<br />
della compagnia Perelli, in cui si distinse nell’interpretazione<br />
del padre. La sua bravura non scemò con<br />
gli anni se il Giornale dei Teatri di Venezia (in Il teatro<br />
moderno applaudito… cit., t. III, p. XXII) nel 1797 gli<br />
dedicò il seguente elogio: «sempre uguale a se stesso e<br />
sempre grande tanto nel tragico quanto nel comico;<br />
specialmente colla parte del Re nell’Adelasia in Italia,<br />
con quella di Benetto nelle Spose veneziane rapite, e<br />
coll’altra di protagonista nel Ladislao».<br />
5. Colomberti sostiene che proprio con l’esempio<br />
di Zanarini cominciò ad attuarsi un cambiamento<br />
nei costumi di scena: essi diventarono conformi al<br />
periodo rappresentato; inoltre lo scrittore imputa a<br />
quest’attore l’inizio della riforma della declamazione<br />
della tragedia (A. Colomberti, <strong>Notizie</strong> storiche de più<br />
distinti <strong>comici</strong> e comiche che illustrarono le scene italiane<br />
dal 1780 al 1880, manoscritto presso la Biblioteca<br />
del Burcardo, coll. Ms. 3/15/3/19, c. 251r, ora<br />
edito in Dizionario biografi co degli attori <strong>italiani</strong>, a c.<br />
di A. Bentoglio, Roma, Bulzoni, 2009, II, pp. 594-<br />
599). A tale proposito, Ferdinando Galanti, sostiene<br />
che Zanarini fu anche direttore di un’accademia<br />
di declamazione teatrale e di musica, nata dopo la<br />
chiusura dell’Accademia degli Ardenti (F. Galanti,<br />
Carlo Goldoni e Venezia nel secolo XVIII, Padova, Fratelli<br />
Salmin, 1881, p. 392). Proprio per le sue abilità