Notizie istoriche de' comici italiani - irpmf
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per l’estate del 1759, come testimonia l’iscrizione<br />
sotto l’arco del portico di San Luca fi nanziato con il<br />
ricavato della recita del capocomico: Antonio Sacco<br />
/ e compagni <strong>comici</strong> / con la recita fatta / nel teatro<br />
Formaliari/ li X luglio MDCCLIX (Rasi, II, p. 461).<br />
Risale al 20 ottobre 1759 la lettera di Antonio Sacchi<br />
spedita al re fanciullo Ferdinando IV, in cui presentava<br />
la propria compagnia come candidata per essere<br />
quella di <strong>comici</strong> lombardi che il re stava cercando: «<br />
[…] qui è percorsa una voce che a divertimento del<br />
nuovo sovrano debba scegliersi una compagnia comica<br />
Lombarda; e che V. E. abbia già dato gli ordini<br />
opportuni per il rifacimento del teatro di Corte. Ciò<br />
supposto per vero, ardisco io prima di ogni altro offrirle<br />
la mia Comica Compagnia, in quel grado medesimo<br />
che ella ebbe l’onore di servire per più di due<br />
anni la Maestà Fedelissima del Re di Portogallo a sua<br />
Reale famiglia, e che servirebbe ancora se la fatale disgrazia<br />
non avesse turbato il corso di così bella servitù.<br />
Posso di più assicurare ch’essa compagnia è molto<br />
migliorata e che i soggetti <strong>comici</strong> ridicoli che la compongono,<br />
capaci son di divertire qualunque principe<br />
Cattolico anche severamente educato» (il documento<br />
si trova riportato per intero solo nella prima edizione<br />
dei Teatri di Napoli di Benedetto Croce, Napoli,<br />
Pierro, 1891, pp. 489–491; nelle successive ristampe<br />
lo scrittore compie solo un accenno a questa lettera).<br />
Nonostante la scrittura fi rmata da Sacchi nel 1758<br />
con i fratelli Grimani in cui si impegnava a servirli<br />
per quattro anni, nei Libretti <strong>italiani</strong> a stampa dalle<br />
origini al 1800 di Claudio Sartori, negli elenchi degli<br />
interpreti di alcuni libretti si trova il nome di Antonio<br />
Sacco dal 1757 al 1759 (Il retiro degli dei, stampato a<br />
Pietroburgo nel 1757 e rappresentato il 25 novembre<br />
1757 nel giorno dell’incoronazione di Elisabetta I; nel<br />
Mondo della luna, La cascina e nella Didone abbandonata<br />
fi gura invece come direttore dei balli, rispettivamente<br />
in C. Sartori, I libretti <strong>italiani</strong> a stampa dalle<br />
origini al 1800, catalogo analitico con 16 indici, Cuneo,<br />
Bertola & Locatelli, 1992, vol. V, p. 34, 1991;<br />
vol. IV, pp. 174–175; 1990, vol. II, pp. 79 e 335).<br />
10. Gasparo Gozzi, fratello di Carlo, recensì lo spettacolo<br />
nella «Gazzetta veneta», n. CIII, 27 gennaio<br />
1761.<br />
11. Vendramin lasciò che fosse Gozzi ad occuparsi<br />
del contratto della durata di 6 anni per la compagnia<br />
Francesco Bartoli – 411<br />
Sacchi stipulato in data 28 agosto 1769. Di tale atto<br />
la Biblioteca Casa Goldoni di Venezia conserva tre<br />
copie (Archivio Vendramin 42 F 16/10) mentre una<br />
minuta si tova nei manoscritti gozziani recentemente<br />
rinvenuti (Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia,<br />
Fondo Gozzi, 10.11).<br />
12. Nel manoscritto di Giovanni Rossi intitolato<br />
Leggi e Costumi veneziani conservato presso la Biblioteca<br />
Nazionale Marciana di Venezia (cod. ital., classe<br />
VII, n. 1396 =9287) si legge: «Ora la compagnia del<br />
Sacchi avrebbe forse da se sola bastato ad attrarre il<br />
popolo. Imperciocchè Antonio Sacco presentandosi<br />
muto sulla scena, co’ soli suoi movimenti destava l’attenzione,<br />
e il riso; Atanasio Zanoni, il Brighella, era<br />
uomo capace d’animare qualunque dialogo seco lui;<br />
Cesare D’Arbes era il più caro Pantalone che sentito<br />
si fosse, Roderigo Lombardi il più facondo Dottor<br />
Balanzoni, Antonio Vitalba inimitabile Innamorato,<br />
e parlatore all’improvviso, Agostino Fiorilli un Tartaglia<br />
sceltissimo, e la Ricci per gradimento e per avventure<br />
l’idolo delle scene».<br />
13. La prima manifestazione di ammirazione nei<br />
confronti di Sacchi da parte del drammaturgo risale<br />
ancora a prima che Gozzi iniziasse a scrivere per la<br />
compagnia: si tratta del manoscritto In lode del Sacchi<br />
famoso Truff aldino conservato presso la Biblioteca<br />
Nazionale Marciana di Venezia (Mss. ital., classe IX,<br />
n. 329 (=6463)). Nell’elogio le capacità attoriali di<br />
Sacchi vengono ritenute superiori a quelle del suo “rivale”<br />
Francesco Cattoli.<br />
14. Sacchi fu un abile capocomico perché, proprio<br />
come Gozzi, avvertì la necessità di proporre un repertorio<br />
vario, in grado di non stancare gli spettatori.<br />
Tale capacità “imprenditoriale” era apprezzata dallo<br />
stesso drammaturgo, come si legge nelle Prefazioni<br />
del Cavaliere amico e della Doride (in Gozzi, Opere,<br />
IV, p. 113: «Egli [Sacchi] desiderava d’introdur nel<br />
Teatro, accreditato per le valenti maschere, delle rappresentazioni<br />
senza di quelle, per avere qualche sera<br />
del riposo, e per porre in qualche credito la sua Truppa,<br />
anche nell’aspetto del serio […] l’attenzione di<br />
questo diligente, e bravo comico italiano, che intende<br />
le circostanze de’tempi, ha ridotta ora la sua Truppa<br />
capace, e ben intesa in tutti i generi». La tesi viene peraltro<br />
esposta da Sacchi stesso nell’inedito autografo<br />
Le convulsioni o sia il contratempo. Introduzione a due<br />
© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano