Notizie istoriche de' comici italiani - irpmf
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96 – Giovanna Sparacello<br />
che volentieri le frequentai. Un mio Compagno<br />
seco dalle Scuole mi trasse ad esercitare<br />
l’Arte dell’Intagliatore in legno nella Bottega<br />
d’un di lui Zio materno. In vece dell’intaglio<br />
facevami il Padrone imparare a tirar nella<br />
sega tutto il giorno; e ordinavami sovente di<br />
nettar il suolo dalle piallature di legno, trasportandole<br />
a casa sua gentilmente sulle mie<br />
spalle dentro il Corbello. Nulla si confaceva<br />
alla mia debole complessione, nè al mio genio<br />
una vita sì faticosa, e dopo d’avere in essa<br />
impiegati sei Mesi fui condotto da un mio<br />
Fratello nel Negozio di Libri accanto all’Archiginnasio<br />
perchè l’arte del Librajo apprendessi.<br />
Era questo di ragione degli Eredi del<br />
Dottor Francesco Argellati, rimasti sotto la<br />
tutela della propria Madre la Signora Maria,<br />
bella e gentil Vedova di lui assai nota in<br />
Bologna 5 . Trovai gli Agenti di esso Negozio<br />
molto onesti, e sotto la loro Disciplina imparai<br />
a legar libri, ma feci una buona pratica<br />
intorno alle migliori edizioni avute mai<br />
sempre in istima dai Letterati. Era il negozio<br />
ognora frequentato da’ Pubblici Lettori delle<br />
vicine Scuole, e da altre dottissime Persone,<br />
e in virtù de’ loro scientifi ci ragionamenti mi<br />
apersi l’intelletto a qualche studiosa cognizione,<br />
e presi un infi nito amore alla lettura<br />
di qualsivoglia Libro Italiano che capitassemi<br />
per le mani, purché trattasse di storica<br />
erudizione, e di poetica facoltà. Il Padre<br />
mio quantunque esercitasse l’arte meccanica<br />
del Macellajo, pure dilettavasi grandemente<br />
di leggere i migliori Poemi in nostra lingua<br />
composti, ed essi libri io pure leggendo<br />
m’invogliai talmente di verseggiare che feci<br />
malamente qualche Sonettuccio. Dal piccolo<br />
Libretto di Loreto Mattei intitolato Arte<br />
del verso Italiano 6 appresi in miglior modo a<br />
far versi, e scrissi dopo alcuni anni in metro<br />
sciolto una Tragicommedia detta la Favola<br />
del Corvo; che vidi rappresentare con altro<br />
originale dalla truppa d’Onofrio Paganini 7 ; e<br />
ciò feci perchè si recitasse da una radunanza<br />
di Giovani miei amici de’ quali io ero capo, e<br />
direttore. Ma per alcuni accidenti non ne fu<br />
© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano<br />
poi fatta la rappresentazione, ed io non curai<br />
più tale mio manoscritto, e non ne serbo<br />
in mente che la memoria. Fui appassionato<br />
amatore delle egregie Pitture della mia Patria,<br />
e cercai d’erudirmi intorno agli Autori<br />
di esse e piacquemi d’esaminarle, e di riconoscere<br />
le diverse maniere della Scuola Bolognese.<br />
Mi posi in appresso a recitare nelle<br />
Commedie, e la prima parte in cui m’esposi<br />
in privato Teatrino fu il Don Ramiro nella<br />
Vendetta Amorosa del Signor Abate Pietro<br />
Chiari. Insieme poi con Cristoforo Merli,<br />
con Orazio Zecchi, con Giuseppe Pianizza 8 ,<br />
e con altri accademici dilettanti recitai il Carnevale<br />
del 1766 nel nobile Teatro de’ Signori<br />
Venenti; e sostenni il Don Gherardo nel<br />
Torquato Tasso; Flamminio nel Cavaliere e la<br />
Dama; Don Claudio nel Cavaliere di Spirito,<br />
Commedie tutte del Goldoni; e Zopiro nella<br />
Pamela Schiava Combattuta rappresentazione<br />
del Nobile Signor Carlo Lanfranchi Rossi<br />
di Pisa 9 . Fu fatta in tal tempo una sgraziata<br />
Satira a tutti i privati Teatri della mia Patria<br />
composta di versi in prosa fatta da un sordo<br />
Argentiere, che avvezzo a maneggiare gli ordigni<br />
della sua Offi cina, pratico non era poi a<br />
tenere in mano la penna, che per iscrivere la<br />
lista delle some di carbone, che annualmente<br />
per la fucina si provvedeva dal suo Padrone.<br />
Io prendendo la difesa di tutti i soggetti in<br />
essa Satira derisi, risposi all’insolente Satirico<br />
imperito e lo feci con un buon numero di<br />
stanze in ottava rima, benchè sarebbe stato<br />
più conveniente in terzine; e l’eseguj per<br />
quanto mi pare anche adesso, con qualche<br />
sale; ma di quel componimento non ne serbai<br />
copia alcuna; e solo mi sovviene, che l’ultima<br />
ottava fi niva con questi due versi<br />
Sol ti rammenta, che un superbo sei<br />
pien d’ignoranza, e di pensier Plebei<br />
La ventura primavera passai a Venezia con<br />
Luigi Guidotti Librajo e Stampatore Bolognese,<br />
ad oggetto di servirli per esplicatore<br />
d’una sua macchina Ottica, cosa Pittoresca