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Harry Potter e i Cimeli della Morte
Con un movimento rapidissimo, Tiger puntò la
bacchetta verso la montagna di vecchi mobili, bauli rotti,
libri e vestiti vecchi e cianfrusaglie non meglio
identificabili, alta una quindicina di metri, e gridò,
“Descendo!”
Il muro iniziò a vacillare, poi crollò nel corridoio
successivo, dove si trovava Ron.
“Ron!” urlò Harry, mentre Hermione gridava da
qualche parte fuori dalla vista, ed Harry sentì che
innumerevoli oggetti si schiantavano sul pavimento
dall’altro lato del traballante muro: puntò la bacchetta
verso il baluardo che ne restava, gridò, “Finite!” e quello si
fermò, stabilizzandosi.
“No!” gridò Malfoy, trattenendo il braccio di Tiger
mentre faceva per ripetere l’incantesimo per la seconda
volta. “Se distruggi la stanza, potresti seppellire anche quel
diadema!”
“Che c’è che non va?” disse Tiger, liberandosi con uno
strattone. “E’ Potter che l’Oscuro Signore vuole, chi se ne
importa di un dia-dama?”
“Potter è entrato qui dentro per prenderlo,” replicò
Malfoy con malcelata insofferenza verso i suoi compagni
duri di comprendonio, “quindi questo deve significare…”
“«Deve significare»?” Tiger si girò verso Malfoy con
ferocia evidente. “Chi se ne importa di quello che pensi tu?
Non prendo più ordini da te, Draco. Tu e tuo padre siete
finiti.”
“Harry?” gridò di nuovo Ron, dall’altro lato del muro
di cianfrusaglie. “Cosa sta succedendo?”
“Harry?” scimmiottò Tiger. “Cosa sta… no, Potter!
Crucio!”