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Harry Potter e i Cimeli della Morte
“Non manca molto e presto ci andrai anche tu.” le
disse Harry.
“Due anni,” singhiozzò Lily, “voglio andarci adesso!”
I pendolari adocchiavano con curiosità i gufi mentre la
famiglia zigzagava verso le barriere tra i binari nove e
dieci. La voce di Albus arrivò ad Harry al di sopra del
clamore circostante, aveva ripreso la disputa che avevano
iniziato in auto.
“Non voglio! Non voglio andare nei Serpeverde!”
“James, smettila!” esclamò Ginny.
“Ho solo detto che potrebbe essere,” obiettò James
sogghignando verso il fratello. “Non c’è nulla di male.
Potrebbe andare tra i Serp…”.
James, però, aveva notato l’occhiata della madre e
piombò in silenzio. I cinque Potter si avvicinarono alla
barriera. Con uno sguardo un po’ impertinente al fratello
minore, James prese il carrello dalla madre e iniziò a
correre. Un attimo dopo era scomparso.
“Mi scriverete, vero?” chiese Albus subito ai suoi
genitori, approfittando della momentanea assenza del
fratello.
“Ogni giorno, se lo desideri,” rispose Ginny.
“Non proprio ogni giorno,” replicò svelto Albus,
“James ha detto che molti ricevono solo una lettera al
mese.”
“Abbiamo scritto a James tre lettere la settimana
l’anno scorso,” precisò Ginny.
“Non credere a tutto ciò che dice tuo fratello su
Hogwarts,” s’intromise Harry. “A tuo fratello piace farsi
una risata.”