miguel de unamuno frente al modernismo religioso - Gredos ...

L’AGONIA DEL CRISTIANESIMO
«Cristo, nostro Cristo, perché ci hai tu abbandonato?»
Dalla sua cella squallida di esiliato, Miguel de Unamuno getta il grido inquieto
della sua disperazione. Il rimpianto della sierra coronata tutto l’anno di neve, che
ha nutrito a Salamanca, con lo spettacolo imponente delle sue vette, le radici della
sua anima; il ricordo della steppa desertica di Palencia, dove arde il focolare del
suo primogenito, presso il quale egli cercò tante volte il suo intimo riposo;
l’immagine presente delle aurore sul mare dell’isola di Fuerteventura, da cui è
evaso così drammaticamente, sono per qualcosa negli accenti aspri e discontinui
di questa leggermente ambigua: Agonie du christianisme (traduit du texte
espagnol inédit. Paris, Rieder), che l’autore del Sentimento tragico della vita ha
affidato alla collezione, ardita e sconcertante: Christianisme, diretta dal
Couchoud.
Unamuno confessa la scaturigine tutta personale di queste incisive e a volte
furenti pagine, in cui è tratteggiato, attraverso un balenìo sfolgorante di sprazzi
luminosi che si sovrappongono e si elidono, il dramma intimo e permanente della
vitalità cristiana nella storia. «Io detto queste righe lungi dalla mia Spagna, mia
madre e mia figlia – sì, mia figlia, poiché io sono uno dei suoi padri – e le scrivo
mentre la mia Spagna agonizza e nel medesimo tempo agonizza in essa il
cristianesimo. Essa ha voluto propagare il cristianesimo a colpi di spada, ha
proclamato la crociata: a colpi di spada si avvia a morire. E di spada avvelenata.
L’agonia della mia Spagna, è l’agonia del mio cristianesimo. L’agonia del mio
chisciottismo. L’agonia di don Chisciotte».
Ma le vicende personali dello scrittore non sono che lo sfondo occasionale di
questa rapida delineazione degli elementi contrastanti che reggono, fra gli uomini,
l’economia della trasmissione cristiana. L’ultimo dei giansenisti, quell’austero e
caustico Gazier con cui si è spenta di recente in Francia una dinastia di pertinaci
assertori dell’intransigenza cristiana in mezzo al mondo sempre più
impudentemente corroso dalla luce dell’opportunismo e dell’acquiescenza, ha
detto una volta che il cristianesimo è come il colera: passa fugacemente sulla
superficie di un paese, per divellere un certo numero di eletti e scomparire subito
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