miguel de unamuno frente al modernismo religioso - Gredos ...

una espressione fatta col materiale scolastico di seicent’anni fa». Odia solo la
chiesa delle forme ed ama e vive la chiesa dello spirito. In un suo saggio che è un
inno alla solitudine e ch’egli appunto intitola «Soledad» dice: «solo la solitudine
ci toglie questa spessa cappa di pudore che ci isola gli uni dagli altri; solo nella
solitudine c’incontriamo, ed incontrandoci incontriamo in noi stessi tutti i nostri
fratelli di solitudine. Credimi la solitudine ci unisce tanto quanto la società ci
separa. E non sappiamo volerci bene perché non sappiamo star soli… Dovremmo
null’altro fare che monologare, il che è dialogare con Dio: parlare, dovremmo a
Dio: pregare giorno per giorno, momento per momento, ciascuno una nostra
preghiera; così che le nostre singolari orazioni andassero mentre ascendono
fondendosi, fino ad unificarsi in Dio, diventando in lui una sola preghiera, l’eterno
monologo della Umanità addolorata. E da qui, dal seno di Dio, ci ritorna la
orazione umana; la voce di Dio nel nostro cuore, l’eco del silenzio tranquillo, non
è che la voce dei secoli e degli uomini. La nostra vita intima, la nostra vita di
solitudine, è un dialogo con gli uomini tutti».
Vi è in tutto questo, ed anche in quest’ultimo pensiero, alcunché dello spirito
che anima gli Essais de philosophie religieuse del Laberthonnière. Dice
Laberthonnière, indagando come gli uomini possano conoscersi l’un l’altro:
«L’essere di ciascuno è come costituito dall’essere di tutti. Ciascuno è in tutti e
tutti sono in ciascuno» (Dogmatisme moral, pag. 87).
Ma in verità Unamuno dà a tutto ciò che scrive un’originalissima impronta. Del
resto è sciocchezza pensare a «scuole» in queste cose. La scuola dà un metodo,
non un’interiore vita, dà una forma, non la sorgente che nasce dalle profondità
delle anime singole. E per conto mio non son riuscito mai a capire come si possa
parlare ad esempio di «scuole mistiche». Queste due parole fanno a pugni. È
possibile una scuola filosofica, perché le filosofie, dico le tradizionali, sono,
almeno nella loro parte formale, costruzioni logiche. Ed allora è facile ereditare da
un maestro un sistema ed accettarlo, od ampliarlo deducendo da premesse incluse.
Ma parlando di misticismo non si tratta né di premesse né di sistemi; si tratta di
un’interiore esperienza che nessun insegnamento può trasmetterci. E ciò che
ciascuno esperimenta è distinto dall’esperienze degli altri «Dio ha piantato
nell’anima di ciascun uomo un misterioso secreto». Dicono che il misticismo di S.
Bonaventura fa scuola con quello dei Vittorini, e che M. Guyon è figlia spirituale
di S. Teresa: ma io m’impegno di dimostrare che v’è fra l’esperienza di costoro,
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