miguel de unamuno frente al modernismo religioso - Gredos ...

sotto forme simili, tanta diversità quanta ne esiste fra Tauler e S. Francesco di
Sales.
In verità nulla entra in noi dall’esterno: al più ciò che un altr’uomo ci dice può
suscitare in noi ciò che vi era assopito o nell’ombra. Ed è quest’ultimo fatto che ci
conduce a pensare talvolta che gli uomini cercanti con ansia in queste che
d’abitudine diciamo profondità dell’anima, s’incontrino quand’anche fossero
partiti dai differenti sentieri.
Da quasi vent’anni Unamuno scrive. Il suo pensiero, la sua vita, ha,
ultimamente, come riassunti in un singolare commento al Chisciotte di Cervantes.
Non è un commento di simboli di allegorie: Don Chisciotte è per Unamuno la
incarnazione eterna della parte migliore dell’anima spagnuola. Poiché la Spagna
ha una sua grande anima di cui parteciparono i mistici immortali del XVI secolo e
di cui Unamuno vorrebbe far coscienti gli spagnuoli d’adesso. E vorrebbe egli
liberare il suo paese dalle scorie europee che ne deturpano il singolare carattere, e
farne, vorrebbe, la nazione dello spirito. Odia questa nostra miserabile scienza che
uccide ogni cosa, ed oppone ad essa la saggezza, ed odia la vita alla quale
contrappone senza più la morte. «L’oggetto della scienza è la vita e l’oggetto della
saggezza è la morte. La scienza dice: “bisogna vivere” e cerca i mezzi per
prolungare, accrescere, facilitare, far leggera e grata la vita; e la saggezza dice:
“bisogna morire” e cerca i mezzi di prepararci a farlo bene».
Cosa strana parlare di morte così, nevvero? In questo suo lontano paese della
leggenda e di Dio Unamuno ci appare come l’uomo del mistero.
Il commento al Don Chisciotte fu pubblicato nel 1905, all’epoca cioè del del
terzo centenario di Cervantes. Ma Unamuno non partecipò alle feste del
centenario; egli non è un cervantista. Poiché fa una molto giusta distinzione tra
Cervantisti e Chisciottisti: e sono i cervantisti quei critici eruditi che fanno dotte
disquisizioni sull’uso del gerundio nel Don Chisciotte, o addottrinate dissertazioni
sui plagi di Cervantes; e si occupano degli intenti satirici o che so io dell’autore
celebrato. Unamuno vede in Don Chisciotte il vivente ed eterno cavaliere della
immortalità, l’alfiere di tutti noi che non ci rassegniamo a morire. Egli è l’uomo
pazzo, agli occhi dei molti uomini immersi nella vita dei sensi; è l’uomo che
sogna la gloria immortale ed opera per attuarla. È sopratutto l’uomo che opera,
l’uomo che non vede le piccole cose degli uomini piccoli, ed ogni cosa trasforma
in bellezza poiché ha la bellezza dentro di sé, e vede eserciti di cavalieri famosi
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