miguel de unamuno frente al modernismo religioso - Gredos ...

dove gli altri vedono greggi, e fa di ogni casolare diroccato un castello d’incanti.
Egli è l’uomo a cui Dio ha parlato dicendo «questo devi fare», onde va innanzi,
fra le risa degli uomini savi e le asperità delle cose, compiendo l’opera che Dio ha
comandata. E gli uomini dicono di lui «egli è il pazzo hidalgo della Mancha»
come han detto di Cristo «egli è il falegname di Nazareth». Ma l’ebbro di gloria
risponde «io so chi sono», poiché egli sa ciò che vuol essere e poiché poco
importa ciò che fummo e siamo, ma assai importa ciò che volendo saremo.
E vede Unamuno analogia grande tra la vita del cavaliere manchego, e quella
del cavaliere di Cristo, Ignazio di Loyola, il basco sognatore di eserciti sacri. E va
accostando le opere dell’uno a quelle dell’altro, e quelle dell’uno e dell’altro
esplicando con ciò che dissero e fecero i mistici e le grandi anime di Spagna. Dice
Unamuno «Nacque Cervantes per raccontare questa vita, ed io nacqui per
esplicarla». In lui scompare quel ridanciano carattere di che Cervantes la
impresse, e la buffa figura di Sancho diventa la nobile incarnazione del popolo
spagnuolo, che segue dapprima Chisciotte per l’avidità dell’oro e finisce per
credere più di lui a Dulcinea ed alla Gloria. I critici di Spagna e di altrove hanno
accusato Unamuno di aver travisato Cervantes. Ma che importa a noi di Cervantes
in verità? Poiché Unamuno ha solo voluto parlare di Don Chisciotte ed ha voluto
mostrare che cosa questo pazzo c’insegni. Se ha messo in questo commento gran
parte della sua anima ed ha fatto dire al Chisciotte eterno assai più cose che
Cervantes non si potesse immaginare, tutto questo è naturale. Il commento ad
alcunché di vivo non può essere che vita: una stessa cosa dice ad uomini diversi
cose diverse ed ha, ciascuna di esse, un valore in sé. Vi è tutta una letteratura di
commenti ad esempio sopra il Cantico dei Cantici e forse che questi commenti
non hanno un intrinseco valore perché ora qualcuno ha scoperto che l’originale è
un garbuglio di non del tutto puri Canti nuziali? E questa trasformazione di
un’opera che i secoli hanno consacrato per burlesca o satirica al più, in un largo
inno alla immortalità e in una glorificazione della pazzia e della morte liberatrice,
è misura dello spirito d’Unamuno.
Tale cosa ci si poteva aspettare da chi scrive: «questo che gli uomini chiamano
felicità non è che l’ombra dell’angoscia meta-psichica. Allegri possono essere solo
gli imbecilli ed i santi».
L’ultimo saggio di Unamuno è una esaltazione di ciò che il carattere spagnuolo
ha di più suo, dall’enfasi, naturale espressione delle anime appassionate, alla
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