miguel de unamuno frente al modernismo religioso - Gredos ...

dopo. Invitato a scrivere intorno all’agonia del cristianesimo, Unamuno si è
ricordato innanzi tutto di essere un ellenista. E ha inteso il vocabolo: agonia nel
suo valore etimologico: lotta. Agonizza quegli il quale vive lottando: lottando
contro la vita stessa. E contro la morte. «La vita è una lotta e la solidarietà per la
vita è una lotta, e si esprime attraverso la lotta. Io non mi stancherò mai di ripetere
che quel che unisce più efficacemente gli uomini fra loro, è il vortice delle loro
discordie. E quel che unisce più strettamente un uomo con se stesso, quel che fa
l’unità intima della nostra vita, sono le nostre discordie, le contraddizioni interiori
delle nostre discordie. Ci si mette in pace con se stessi, come don Chisciotte, solo
per morire».
La reminiscenza filologica ricongiunge Unamuno a Pascal: «Gesù sarà in
agonia fino alla fine del mondo: non bisogna dormire nel frattempo». Il
sollecitante aforisma del Mystère de Jésus, che un altro tormentato agonista,
Leone Chestov, ha commentato rudemente ne La nuit de Gethsémani è ripreso da
Unamuno. Ed interpretato a suo modo. Con originalità passionale, con sottigliezza
spietata, che valicano e violentano i dettami della critica storica, ma scuotono le
fibre della vita.
Il cristianesimo, per lui, non è cominciato propriamente col primo bando del
messaggio evangelico, tutto impregnato di aspettative ansiose dell’imminente
dissolvimento del mondo. Ma ha avuto il suo effettivo inizio quando i primi
entusiasti, quelli che avevano accompagnato con rami di olivo il Messia entrante a
Gerusalemme, constatarono, delusi, che il Regno di Dio non appariva sulla terra.
Ciascuno allora si abbandonò alle previsioni sulla fine di se stesso e del proprio
mondo. Perché ciascuno recava in sé, incancellabile, il presagio della propria
morte carnale e dové crearsi, del cristianesimo, una religione individuale, una
«religione» incapace di «religiare»: un paradosso cioè e un controsenso. E il
controsenso prese due forme: con la rinascita del Cristo in ogni anima di credente,
per riprendervi la sua straziante agonia, apparve la fede nella risurrezione della
carne, e, con essa, la fede nella immortalità dell’anima. La prima è la speranza
giudaica, farisaica, psichica, quasi carnale, la speranza che si concreta nella
paternità fisiologica. La seconda è la speranza ellenica, platonica, pneumatica o
spirituale, la speranza di colui che si fa un’anima, che lascia un’opera, una traccia
vivente, si trasfonde, per essa nell’umanità: la paternità spirituale. Nel conflitto
delle due paternità è la tragedia, l’agonia di san Paolo. E quella del cristianesimo.
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