miguel de unamuno frente al modernismo religioso - Gredos ...

nostro tempo in simili considerazioni.
Non ritenendo, però, tale teoria ragionevole, che smonta in poche pagine una
delle più grandi opere di pensiero del Novecento, vale la pena continuare ad
affrontare il problema. Il perverso procedimento che ha portato a definire il
Rettore di Salamanca come modernista religioso, prende le mosse da una vecchia
polemica sull'esistenza o meno di un gruppo di intellettuali che possa essere
inglobato sotto la definizione di Generazione del '98. La critica antigenerazionista,
costituita in particolare da Juan Ramón Jiménez, Federico de Onís e Ricardo
Gullón, si opponeva alla convenzionale distinzione, sostenuta soprattutto da José
Ortega y Gasset, Pedro Salinas, Pedro Laín Entralgo e Guillermo Diaz-Plaja, fra
modernismo letterario e Generazione del '98. I primi interpretavano il
modernismo come un atteggiamento, come una tendenza generale, come una
corrente globale del XX secolo, arrivandolo a confondere, cioè, con quella che si è
soliti definire modernità. Non è stata mia intenzione prendere l'una o l'altra
posizione, ma porre in evidenza l'abbaglio critico e storiografico che ha prodotto
tale teoria per un superficiale approccio al problema. Se il modernismo, inteso
come corrente generale, era un fenomeno che abbracciava l'intera cultura di un
secolo, anche il modernismo religioso, tanto più per la sua omonimia, era da
considerarsi una sfaccettatura di un medesimo atteggiamento. Può essere, ma da
qui a far del modernismo religioso e del modernismo letterario un tutt'uno ce ne
passa. Eppure così è stato teorizzato – Abellán (Madrid 1989), Azam (Barcelona
1989), de Llera (Madrid 1994) –, fino ad arrivare alla storpiatura di considerare
Miguel de Unamuno massimo esponente tanto dell'una quanto dell'altra tendenza.
È chiaro che si tratti di un giudizio fazioso, determinato dall'ansia di colmare una
carenza spagnola. Il modernismo di Luis de Llera, in particolare, è una periodo
della vita e della cultura spagnola che raggiunge il suo apogeo fra il 1902 e il
1914, in cui è legittimo, praticamente, includere ogni forma di espressione umana.
E se la sua definizione di modernismo appare per lo meno generica, totalmente
erroneo sarà il capitolo che dedica a Unamuno. Perché erronee sono le sue
interpretazioni di fatti oggettivi, come l'esperienza del basco con il Cœnobium e
quella con Il Rinnovamento, ed erronea è la sua lettura del carteggio con Boine. È
evidente, in altre parole, la metodologia forzata che de Llera applica per ultimare
il processo di presentazione di Unamuno come “modernista por excelencia”: parte
da alcuni antecedenti letterari e filosofici – come il naturalismo, il krausismo e il
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