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miguel de unamuno frente al modernismo religioso - Gredos ...

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RESEÑA DE «INTELIGENCIA Y BONDAD»<br />

È uno <strong>de</strong>i frequenti, brevi e succosi saggi, che Unamuno da parecchi anni va<br />

offrendo e un poco imponendo (giacché chi vuole insegnare cose che gli stanno a<br />

cuore bisogna che sforzi gli <strong>al</strong>tri ad ascoltarle) ai lettori <strong>de</strong>lla grave rivista<br />

spagnuola, l’España Mo<strong>de</strong>rna. Ma questa volta non si tratta di un semplice<br />

capitolo di catechizzazione ordinaria dove si inciti la Spagna <strong>al</strong>la conquista<br />

spiritu<strong>al</strong>e <strong>de</strong>ll’Europa, ma di uno studio, o meglio di una meditazione intorno a<br />

certi rapporti fra intelligenza e bontà. Muovendo d<strong>al</strong> passo <strong>de</strong>l Vangelo dove<br />

Cristo minaccia <strong>de</strong>l fuoco eterno chi dice raca e stolto <strong>al</strong> suo fratello (Matteo, V,<br />

22), Unamuno vuol persua<strong>de</strong>rci che l’essere intelligenti è un dovere mor<strong>al</strong>e<br />

quanto l’essere buoni.<br />

Cristo difatti non indica a caso come incriminate le parole raca e µωρέ (moré),<br />

ed il gravissimo castigo ch’esse procurano a chi le proferisce sta a mostrarci quel<br />

severo giudizio egli facesse <strong>de</strong>lle condizioni psicologiche significatevi. Giudizio<br />

profondamente giusto (perché <strong>al</strong>la radice <strong>de</strong>lla carità) si ha quando, avuta notizia<br />

di un orrendo <strong>de</strong>litto od essendovi presente, si prova per il colpevole <strong>al</strong>trettanta o<br />

maggiore pietà che per la vittima. E la formula più perfetta <strong>de</strong>lla carità è quella<br />

che dice: «Padre, perdona loro perché non sanno quel che fanno», formula nella<br />

qu<strong>al</strong>e Colui che minacciò pene terribili a chi dica stolto un suo fratello chie<strong>de</strong><br />

perdono per il prossimo, poiché questo prossimo opera per <strong>de</strong>ficienza intellettu<strong>al</strong>e.<br />

Il famoso aforismo «tout comprendre c’est tout pardonner» può ben essere<br />

invertito col dire: «tout pardonner c’est tout comprendre». In <strong>al</strong>tri termini: quegli<br />

la cui gran<strong>de</strong>zza d’animo e nobiltà di cuore conducono a perdonare ogni cosa, per<br />

questo stesso spirito di perdono è posto nella possibilità di compren<strong>de</strong>re ogni<br />

cosa. La sua bontà gli dà, come frutto, l’intelligenza.<br />

Dati questi rapporti che stringono fra di loro i due massimi v<strong>al</strong>ori <strong>de</strong>llo spirito<br />

(ricordiamo quanto intimamente compenetrati fossero nel concetto <strong>de</strong>i mistici<br />

intelligenza e purezza), viene che l’intolleranza non è solo un segno di limitazione<br />

intellettu<strong>al</strong>e ma anche di un’intima perversione mor<strong>al</strong>e. La brut<strong>al</strong>ità ment<strong>al</strong>e,<br />

distintivo <strong>de</strong>i dogmatici volgari, è anzitutto una caratteristica mor<strong>al</strong>e, una forma di<br />

superbia gratuita ed aprioristica. Ed è una superbia vuota, antece<strong>de</strong>nte ad ogni<br />

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