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miguel de unamuno frente al modernismo religioso - Gredos ...

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Illustre Signore,<br />

22-IV-1907<br />

ho ricevuto manoscritto e volumi. Avrei voluto che il saggio, visto che nella lingua<br />

era molto piano e chiaro, si pubblicasse come stava. Ma gli amici fecero difficoltà,<br />

cosiché lo tradussi o meglio lo trascrissi il più fe<strong>de</strong>lmente possibile e l’ho<br />

consegnato. Come può immaginare mi è piaciuto moltissimo. Penso che è<br />

possibile una vita religiosa intensa, diversa d<strong>al</strong>la sua, ma riconosco che la sua è<br />

profonda e viva. Lo riconosco perché questa attitudine eroica di sforzo nonostante<br />

i dubbi e la quasi violenza <strong>de</strong>i fatti, è un poco comune a tutti. E tuttavia io so per<br />

esperienza che il Plenitud <strong>de</strong> plenitu<strong>de</strong>s è più di una affermazione disperata, è<br />

l’immediata certezza, è il sentire la gran<strong>de</strong> vita e il divino. Ma forse com’ella dice<br />

io parlo it<strong>al</strong>iano ed ella spagnolo. Fors’anche ciò ch’ella afferma è finissimo<br />

lavoro di penetrazione psicologica, ed anche l’immediata certezza, il vivo<br />

sentimento di una perenne fonte divina in noi, è il prodotto <strong>de</strong>lla disperazione, di<br />

lontane disperazioni dimenticate.<br />

Comunque sia io osservo che vi è una vita religiosa sicura di sé e vigorosa, ed<br />

un’<strong>al</strong>tra, la Sua, che se ne sta a forza tra la Ragion pratica e la Ragion pura e più<br />

nella seconda che nella prima. E riconosco che la lotta interna ed esterna acuisce il<br />

sentimento <strong>religioso</strong> <strong>al</strong>imentandolo e che a volte lo produce. Ma la lotta religiosa<br />

è per costruire, non per distruggere, per re<strong>al</strong>izzare immensi sogni. Per cui (non so<br />

come) gli uomini passano d<strong>al</strong>la disperazione <strong>al</strong>la sicurezza, <strong>al</strong>l’immediata<br />

esperienza di Dio, ed edificano la mole sognata.<br />

Nella storia è un continuo ritorno di disperazione e di forza sicura. Ed è per<br />

questo ch’io le ho <strong>de</strong>tto nella lettera passata che la disperazione è solo una fase<br />

<strong>de</strong>lla vita religiosa. In natura le cose stanno così; Ella si è portata fuori <strong>de</strong>lle cose<br />

ed ha osservato che anche la certezza è il prodotto <strong>de</strong>lla disperazione. Forse è così,<br />

ed è triste. Ma gli uomini continueranno la loro via di ritorni eterni.<br />

Perché Ella si ostina a darci il nome di «protestanti»? Non ve<strong>de</strong> come è diverso<br />

lo spirito <strong>de</strong>lla nostra riforma da quello te<strong>de</strong>sco? E perché ripetere, come ripetono<br />

tutti quelli che qui in It<strong>al</strong>ia guardano le cose da lontano, che il cattolicesimo è<br />

quello <strong>de</strong>l papa e solo quello? Ella dice che fuori di questo cattolicesimo non si<br />

può essere che «cristiani». Ma in verità è questione di parole. S’ella è convinta<br />

che il protestantesimo è cristianesimo imperfetto e che il cattolicesimo uffici<strong>al</strong>e<br />

non è più possibile a noi <strong>de</strong>l XX secolo, e che tuttavia vi è nel cattolicesimo molta<br />

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