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Capitolo 2. Dimore di uomini celebri, case di letterati, atelier d’artista.<br />

precisione la casa della famiglia Alighieri nella convinzione che “tutto quanto<br />

riguarda il Divino Poeta deve essere sacro per gli italiani”. Si trattava di cercare<br />

tracce evanescenti (la casa era ormai scomparsa da secoli), sulla base anche di<br />

tradizioni orali, ma la commissione arriva a individuare una zona, presentata<br />

come quella che certamente aveva ospitato la dimora di Dante e si inizia a<br />

ricostruire la casa fiorentina per farne un museo dedicato al poeta.<br />

Nel 1911, in occasione di un’altra importante manifestazione politica, qual è stata<br />

la grande mostra celebrativa del cinquantenario dell’Unità d’Italia organizzata<br />

a Roma e a Torino, si osserva come in ogni padiglione regionale sono ospitati<br />

esempi di abitazioni antiche ricostruite.<br />

Nel 1869 a Bergamo si acquistano, si consolidano e in parte si ricostruiscono i ruderi<br />

della casa natale della famiglia di Torquato Tasso come sedimentazioni di “patrie<br />

virtù”. Nel 1883, a quattrocento anni dalla nascita di Raffaello, si moltiplicano le<br />

indagini sulla sua residenza romana, mentre già nel 1873 l’Accademia Raffaello<br />

(istituzione fondata per promuovere studi e iniziative dedicate all’artista), grazie<br />

ad una pubblica sottoscrizione ed al generoso contributo del nobile londinese<br />

John Morris Moore, acquista la casa natale del pittore ad Urbino e vi pone la<br />

propria sede.<br />

Questi pochi esempi sono rappresentativi di una diffusa pianificazione di luoghi<br />

della memoria delle glorie nazionali, al contempo sono il segno distintivo di una<br />

“italianità” riconosciuta internazionalmente, baluardo dell’orgoglio campanilistico<br />

profondamente radicato nelle singole città e paesi. L’Italia fa rivivere i propri<br />

eroi e i propri illustri personaggi anche attraverso luoghi presunti o addirittura<br />

inventati, la necessità di dare valore al mito è tanto forte e importante da<br />

tralasciare la ricostruzione filologica e storica.<br />

La parola chiave dunque diventa “mito” e la casa del mito è un luogo della memoria<br />

legato a sentimenti nazionali sociali o religiosi. Curzio Malaparte scriveva: “Il<br />

popolo italiano ama i suoi Santi e i suoi Eroi in un modo molto particolare. Ai suoi<br />

occhi un Santo e un eroe sono la stessa cosa. Non vi è per lui nessuna differenza<br />

fra San Francesco d’Assisi e Garibaldi. […] Esso ama San Francesco per la sua<br />

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Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.

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