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Capitolo 4. La casa diventa museo. Il progetto di architettura.<br />

La casa di Giorgio Morandi a Bologna.<br />

Il pittore Giorgio Morandi (1890 – 1964) vive e lavora dal 1910 al 1964 in una<br />

casa in via Fondazza 36 a Bologna. Nel cuore più antico della città dove i portici<br />

riparano modesti ingressi di case borghesi, la dimora è un luogo della memoria,<br />

riparato e schivo come il personaggio a cui è legato.<br />

E’ il 1910 l’anno in cui che la famiglia Morandi si trasferisce in via Fondazza ed<br />

è qui che l’artista trascorrerà tutta la sua vita. Morandi sceglie per sé la stanza<br />

sul cortile, la più appartata e quella in cui la luce entra da sinistra attraverso la<br />

finestra che si apre sul giardinetto con l’aiuola e l’ulivo. In questa camera-studio<br />

l’artista trascorre le sue ore di riflessione, lavoro e riposo, è un microcosmo a cui<br />

non manca nulla di ciò che lo interessa e che nella sua stremata semplicità diviene<br />

per lui il luogo dell’arte e la condizione indispensabile per la sua creazione. La<br />

casa di via Fondazza, completamente svuotata dopo la morte dell’artista, viene<br />

venduta a privati. Recentemente l’edificio è stato acquistato dal Comune di<br />

Bologna, restaurata e riaperta al pubblico.<br />

Il nuovo allestimento ricostruisce filologicamente10 alcune stanze della dimora: la<br />

camera, il ripostiglio e lo studio del Maestro, ristabilendone l’aspetto originario<br />

con il modesto mobilio in legno, i pavimenti in cotto, gli intonaci scarni con i<br />

pochi quadri sparsi sulle pareti e con il ricollocamento degli oggetti appartenuti<br />

a Morandi.<br />

Oltre alle stanze ricostruite l’intervento prevede l’inserimento di un invadente<br />

scenografia di contorno firmata dall’architetto Massimo Iosa Ghini. Qui<br />

l’architettura non viene usata per interpretare la poesia dell’arte, ma per proporre<br />

un allestimento indiscreto che richiama ad uno showroom commerciale, invaso<br />

da rumori e riflessi molesti, arricchito da accessori firmati e attraversato da inutili<br />

e vistosi messaggi grafici.<br />

10 La ricostruzione è stata possibile grazie ad un meticoloso studio condotto dallo storico Carlo<br />

Zucchini.<br />

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Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.

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