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Capitolo 2. Dimore di uomini celebri, case di letterati, atelier d’artista.<br />

a questi requisiti. E’ un alloggio modesto, solitario, al secondo piano con due<br />

ampie finestre che affacciano sulle due strade principali.<br />

La finestra, infine, può mettere in comunicazione l’immensità dell’ispirazione<br />

dell’autore con l’infinitamente piccolo, con il particolare, con il dettaglio. Ciò<br />

accade nella dimore dello scrittore Italo Calvino a Roma. Il grande studio dello<br />

scrittore, apre le sue vetrate su una terrazza-giardino in cui esplodono le siepi di<br />

gelsomino, vasi di rose e gardenie, il rosso fiamma della buganvillea introduce ad<br />

un’altana da cui si dominano i tetti del centro storico. Dalla sguardo attraverso<br />

la finestra lo scrittore dice di trovare conforto nell’esplorazione mentale<br />

dell’infinitamente piccolo, nell’osservazione delle apparenze minime, cose,<br />

oggetti, animali, che popolano la quotidianità del terrazzo, come un piccolo geco<br />

che tiene compagnia alle sue sere.<br />

Se si percorre trasversalmente tutta la storia della letteratura è possibile trovare<br />

anche casi di autori introspettivi e schivi, per cui la vista del paesaggio esterno<br />

non favorisce la creatività, ma bensì la disturba. In questo caso la loro dimora non<br />

è caratterizzata da ampie finestre, ma piuttosto da neri tendaggi, che ostacolano<br />

l’entrata di ogni spiraglio di luce naturale.<br />

Lo scrittore francese Charles Baudelaire ad esempio si faceva smerigliare i vetri<br />

della propria dimora per vedere solo le cime degli alberi, mentre l’istrionico<br />

Gabriele D’Annunzio tappezzava la sua Priora con pesanti tendaggi. Il centro<br />

della vita è la calma ponderata dell’interno, contrapposto ad un esterno ritenuto<br />

forviante e maligno.<br />

Oltre alla finestra l’altro elemento chiave dello studio del letterato è la scrivania.<br />

Dal possente scrittoio con poltrona damascata di Honoré de Balzac e di Victor<br />

Hugo a quello più sofisticata di Jules Verne, dal semplice tavolo di Giosuè<br />

Carducci alla raffinata scrivania di Alberto Moravia, il luogo consacrato alla<br />

scrittura assume in tutte le case di letterati un alto valore simbolico come un<br />

vero e proprio oggetto di culto.<br />

In taluni casi lo scrittoio, come oggetto a se stante può essere esposto anche<br />

singolarmente, lontano dalla casa, in un museo storico cittadino come oggetto<br />

187<br />

Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.

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