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Capitolo 7. Linee guida per la costituzione di un nuovo museo.<br />

generalmente trarre indicazioni sulla datazione della costruzione dell’edificio.<br />

Fonti indirette, ma non meno utili, sono anche i protocolli degli atti notarili,<br />

che portano sempre indicato il luogo e la data dove vengono rogati, e quindi<br />

individuano ambienti specifici, o testimoniano l’uso di un edificio in un certo<br />

anno.<br />

Le fonti grafiche sono invece generalmente più difficili da reperire: sono i disegni<br />

di progetto dell’edificio, i particolari decorativi, gli elaborati costruttivi e le mappe<br />

storiche del territorio che circonda la dimora.<br />

I catasti napoleonici, austriaci e italiani, contengono le planimetrie di tutti gli<br />

immobili, con le relative indicazioni catastali e patrimoniali. In generale sono<br />

rappresentazioni sintetiche e precise anche se danno indicazione solo della<br />

pianta dell’edificio, in scale grafiche non dettagliate.<br />

Entrare in possesso di tutte le fonti esistenti che raccontano la vita e la natura<br />

della dimora, dunque, è una condizione indispensabile, ma non sufficienti per<br />

consentire un intervento consapevole sull’edificio. E’ molto difficile ad esempio<br />

avere indicazione sulla composizione dei materiali usati o sulle tecnologie<br />

costruttive impiegate. Nella maggior parte dei casi i documenti d’archivio<br />

attengono alla storia dell’evoluzione della fabbrica e sono utili alla datazione delle<br />

singole parti, ma per quanto dettagliati, non sono mai sufficienti ad approfondire<br />

tutte le sovrapposizioni di strati successivi di una storia complessa.<br />

Il documento più importante rimane sempre comunque la fabbrica e l’assetto<br />

spaziale dell’edificio stesso, ovvero un universo che porta su di sé tutte le tracce<br />

della propria esistenza.<br />

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Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.

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