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Capitolo 2. Dimore di uomini celebri, case di letterati, atelier d’artista.<br />

museo che celebra il ricordo del genio scomparso. Un protagonista del tempo<br />

che decide di percorrere la strada dell’eterna trasmissione della sua memoria<br />

ai posteri è lo scultore Antonio Canova (1757-1822), il cui lavoro è onorato a<br />

Possagno, vera e propria “città santuario” dell’arte neoclassica, destinata alla<br />

celebrazione perenne del grande scultore veneto. Il concetto di casa d’artista qui<br />

si espande e si amplia il suo significato, fino a coinvolgere un’intera piccola città,<br />

che articola il culto del suo Maestro in tre luoghi: la casa natale, la gipsoteca,<br />

il tempio. Recentemente si è potuto riportare a Possagno da Venezia la mano<br />

dell’artista, sorta di reliquia che testimonia il rinnovato vigore della sua fama,<br />

assimilabile ad un vero e proprio culto. Universo privato e spazio pubblico si<br />

riuniscono inscindibilmente a Possagno, frutto di un progetto di consapevole<br />

sopravvivenza dell’artista alla sua morte, attuato con dei riferimenti fortemente<br />

connotati persino in senso religioso: la Gipsoteca-Basilica, il Tempio- Mausoleo,<br />

immersi nel pacato paesaggio precollinare.<br />

Nell’Ottocento emblematica, a questo proposito, è la fotografia che rappresenta<br />

l’esposizione della salma di Vincenzo Vela (1854-1891) nel salone ottagonale della<br />

sua dimora il 5 ottobre del 1891. Qui lo scultore, prima di morire, allestisce una<br />

vera e propria presentazione della sua opera, allo scopo di assicurare l’unicità e<br />

la valorizzazione eterna della sua straordinaria collezione.<br />

Alcuni artisti fortunati, che si impongono sia in campo pittorico che scultoreo<br />

per la bellezza delle loro opere, raggiungono un benessere tale da inserirsi di<br />

diritto nell’alta società alla moda: questi personaggi, amati e venerati, avviano<br />

un processo di autocelebrazione della propria immagine, che ha il suo culmine<br />

nella realizzazione in vita di un vero e proprio museo personale.<br />

Nella dimora del pittore Hans Makart (1840 - 1884) a Vienna, è l’atelier stesso<br />

a rivestire il ruolo di salone di rappresentanza: qui si realizzano alcuni tra i più<br />

bei dipinti appartenenti a questo importante ritrattista della seconda metà del<br />

XIX secolo, qui vi si svolgono feste in maschera e ricevimenti con personaggi in<br />

vista, membri della nobiltà, speculatori di borsa o appartenenti alla borghesia<br />

imprenditoriale. Lo studio è rappresentativo di una tendenza di autocelebrazione<br />

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Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.

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