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Capitolo 4. La casa diventa museo. Il progetto di architettura.<br />

Il museo di Luciano Minguzzi ex ghiacciaia a Milano.<br />

Luciano Minguzzi, bolognese e figlio di uno scultore, decide di intraprendere<br />

la via dell’arte all’età di diciassette anni, lasciando le scuole tecniche per<br />

iscriversi all’Accademia di Belle Arti. Il suo innato talento per la scultura viene<br />

riconosciuto in concomitanza con le più grandi manifestazioni culturali, fra le<br />

quali si ricordano le molte partecipazioni alla Biennale di Venezia, per un arco di<br />

tempo che complessivamente va dal 1934 al 1962. Minguzzi è molto attivo nelle<br />

frequentazioni in ambito culturale: a partire dal 1945 aderisce ad un movimento<br />

denominato Cronache e, nel 1948, a Parigi incontra Renato Guttuso, Alberto<br />

Giacometti e Renato Birolli. L’affermazione internazionale dell’artista ha inizio<br />

nel 1949, in occasione di una mostra tenuta presso il Museo dell’Athénée di<br />

Ginevra; Minguzzi è conosciuto in Inghilterra, terzo al Concorso internazionale<br />

alla Tate Gallery di Londra nel 1953, in Austria, nomina alla Sommerakademie di<br />

Salisburgo nel 1965, in Ungheria, Gran premio della Biennale internazionale a<br />

Budapest nel 1970; la sua fama arriva anche in Francia, Olanda e, oltreoceano,<br />

negli Stati Uniti. In Italia, Minguzzi si trasferisce a Milano nel 1951, dove insegna<br />

all’Accademia di Brera dal 1956 al 1975. Le opere dell’artista spaziano dai pezzi di<br />

scultura ai monumenti commemorativi e alle porte per edifici religiosi. Lo scultore<br />

risente del contributo culturale di artisti come Giacomo Manzù, Marino Marini,<br />

Quinto Martini e di Pablo Picasso, con esiti formali di impronta surrealista, legata<br />

al metaforico vitalismo che connota alcuni lavori incentrati sulla condizione<br />

umana. Il Museo Minguzzi è ospite all’interno di una ex ghiacciaia risalente<br />

al XVII secolo, nel cuore di Milano. La vecchia struttura è andata incontro ad<br />

un interessante operazione di ristrutturazione, conclusasi nel 1996 su disegno<br />

dell’architetto Claudio Aprile. L’intervento tende a smaterializzare l’edificio<br />

esistente, che richiama ai secoli trascorsi solamente attraverso alcuni elementi<br />

architettonici di pregio e la particolare ubicazione in un cortile interno rispetto<br />

alla sede stradale. Il museo si inserisce in uno spazio articolato su quattro livelli:<br />

il piano terreno, organizzato in due sale a doppia altezza, presenta un soppalco<br />

che permette ai visitatori di muoversi liberamente in un ambiente percepito<br />

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Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.

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