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Capitolo 4. La casa diventa museo. Il progetto di architettura.<br />

La casa di Johann Sebastian Bach a Eisenach.<br />

La casa natale del musicista tedesco Johann Sebastian Bach si trova a Eisenach,<br />

cittadina nel cuore della Germania. La dimora storica andata distrutta viene nel<br />

XVIII secolo fatta coincidere con un umile abitazione vicino a quella originale,<br />

trasformata in museo nel 1907 dall’associazione Neue Bach-Gesellschaft per<br />

ricostruire il mito del musicista nel luogo che ne aveva visto la nascita.<br />

La casa è un bel edificio borghese della fine del XVI secolo, probabilmente molto<br />

simile per stile e carattere all’abitazione di Bach. Al suo interno viene ricostruita<br />

in un percorso espositivo la vita del compositore, esponendo anche una ricca<br />

collezione di antichi strumenti musicali.<br />

Nel 2007 viene indetto un concorso internazionale per l’ampliamento del<br />

museo, che prevede la realizzazione di un nuovo edificio come estensione della<br />

dimora storica. Il concorso viene vinto dallo studio di architettura Penkhues<br />

Architekten.<br />

L’intervento, pur riprendendo l’altezza e le proporzioni della dimora, propone un<br />

linguaggio formale in contrasto con gli edifici limitrofi dai caratteri tradizionali.<br />

Il nuovo volume scultoreo si appoggia pesantemente sulla dimora, avvolto da<br />

un corazza in metallo e sorretto da un basamento in vetro, che ne sottolinea la<br />

precarietà. Pesante e introverso di giorno, la nuova architettura diventa eterea<br />

ed estroversa di notte illuminata da fasci luminosi che richiamano le righe e le<br />

note del pentagramma musicale.<br />

L’esposizione permanente del nuovo edificio, opera dello studio Atelier Brückner,<br />

si avvale delle più moderne tecniche in campo di allestimenti multimediali,<br />

proponendo un exhibit-design di forte impatto. Il visitatore viene invitato<br />

a sedere su leggere capsule sospese ove ascoltare la musica di Bach, oppure<br />

viene catturato in una buia dark room ove un virtuale organo viene suonato da<br />

“mani fantasma”. Il tutto è una divertente esperienza estetica, che si allontana<br />

per sempre dalla volontà di ricostruire la vita quotidiana e intima di un grande<br />

compositore.<br />

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Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.

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