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Capitolo 2. Dimore di uomini celebri, case di letterati, atelier d’artista.<br />

il confort e il decoro si diffondono e nascono addirittura, nell’Ottocento, residenze<br />

provvisorie per i più ricchi, in grandi alberghi come il Ritz. I Grand Hotel si trovano<br />

nei luoghi più belli, ai migliori indirizzi, nel cuore di floridi paesaggi o di metropoli<br />

pulsanti. Sempre più sviluppati alla metà del XIX secolo, divennero ben presto<br />

palcoscenici delle più disparate autorappresentazioni, teatri di feste rumorose,<br />

scenografie di utopie borghesi e vetrine per l’esibizione del benessere. Neppure<br />

gli scrittori dell’epoca poterono sottrarsi a questa fascinazione e molti abitarono,<br />

a volte per pochi giorni a volte per molti mesi, gli alberghi più lussuosi.<br />

All’affascinante e proficuo rapporto tra grandi scrittori e Grandi Hotels è stata<br />

dedicata nel 2007 una rassegna alla Literaturhaus di Monaco di Baviera,<br />

organizzati in collaborazione con gli alberghi cittadini, aperti a incontri letterari,<br />

cinematografici e musicali. Durante l’evento il percorso di visita di una mostra<br />

conduceva il visitatore negli spazi di un immaginario Grand Hotel ricco di memorie<br />

e oggetti, tra cui lettere e cartoline autografe di vari scrittori che soggiornarono<br />

in alberghi di lusso. Biografie e opere si associano a differenti luoghi topici di<br />

un interno d’albergo, porta girevole, reception, hall, ascensore, camera. Questi<br />

luoghi sono punti d’intersezione tra l’albergo e il mondo, tra l’intimità e la sfera<br />

pubblica, tra la vita e l’opera dello scrittore.<br />

Spaziosa ed elegante la Hall rappresenta il vero centro e palcoscenico di tutti<br />

gli innumerevoli destini che s’incrociano in un albergo. Così è la sala delle feste<br />

nell’Hotel des Bains che Thomas Mann viene colpito dalla vista di un giovane<br />

efebo, poi trasformato in quel Tadzio la cui bellezza turba nel romanzo Morte a<br />

Venezia l’onusto e austero professor Aschenbach.<br />

Ogni Grand Hotel è inoltre provvisto di una Sala da pranzo di alto livello dove<br />

l’ospite non si limita a mangiare, bensì assaggia, gusta e assapora le raffinate<br />

creazioni dello chef. È nella sala del ristorante che al calar della sera convergono<br />

i clienti curiosi di osservarsi a vicenda tra una portata e l’altra. Una scena che a<br />

Marcel Proust ricorda l’immagine di un acquario, dove i momenti che avvengono<br />

delle tavole dei clienti facoltosi, come fossero pesci esotici, sono tacitamente<br />

scrutati dai meno abbienti.<br />

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Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.

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