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Capitolo 2. Dimore di uomini celebri, case di letterati, atelier d’artista.<br />

villaggio d’artista: villaggi in cui giungono artisti e qui risiedono per la sola stagione<br />

estiva (come Giverny, Honfleur, Volendam); villaggi in cui gli artisti decidono di<br />

vivere per un lungo periodo di tempo (come Ahrenshoop, Barbizon, Dachau,<br />

Skagen); villaggi in cui gli artisti decidono di stabilirsi in modo permanente (come<br />

Sint-Martems-Latem, Newlyn e Worpswede).<br />

Inizialmente i luoghi prescelti dagli artisti sono caratterizzati da una realtà<br />

semplice e rurale, villaggi in cui il tempo viene scandito dai ritmi della natura.<br />

Sono celati all’interno di radure e di boschi, difficili da scorgere e soprattutto<br />

da raggiungere. Esempio di questo è il villaggio di Barbizon, un piccolo villaggio<br />

francese nella foresta di Fontainebleau in cui non solo viene creata una delle<br />

colonie d’artista europee più importanti, ma soprattutto viene ricordata per la<br />

scuola di pittura viene fondata.<br />

La Scuola di Fontainebleau nasce proprio per dare sfogo e libertà alla nuova<br />

arte, richiamando a sé artisti legati essenzialmente alle idee romantiche di quel<br />

tempo. La colonia d’artista da origine ad un nuovo stile di vita, ad un nuovo<br />

modo di pensare e di vedere la realtà, a nuove forme espressive dell’arte<br />

figurativa: i protagonisti delle opere diventano i contadini incontrati nel villaggio<br />

in scene di vissuto quotidiano e lavoro nei campi. In questi ambiti si diffonde la<br />

pittura all’aperto: paesaggi e scorci particolari vengono scelti come soggetti da<br />

raffigurare.<br />

L’esperienza della comunità nata a Barbizon si diffonde in tutta la Francia e in<br />

numerose aree d’Europa, diventando a poco a poco un fenomeno non solo<br />

artistico, ma anche turistico.<br />

In Germania tra il 1899 e il 1901, in un quartiere della città di Darmstadt, si<br />

costituisce una nuova comunità di artisti denominata “Mathildenhöhe”, con lo<br />

scopo di diffondere uno stile di vita e un pensiero rivoluzionario: il “Judendstil”,<br />

contrario alle regole e all’accademismo.<br />

Il desiderio di creare un luogo in cui arte e vita si potessero fondere in una<br />

realtà unica e universale, si concretizza con il progetto dell’architetto Joseph<br />

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Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.

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