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Capitolo 2. Dimore di uomini celebri, case di letterati, atelier d’artista.<br />

ampie finestre sulla facciata principale e il grande lucernaio zenitale. L’ambiente<br />

dell’atelier è molto spazioso, con un perimetro di 6,50 x 8,00 m e un’altezza<br />

di 5,00m, la parete d’ingressi è l’unica dotata di aperture: tre grandi aperture<br />

nella parte alta dovevano garantire un’abbondante fonte di luce proveniente da<br />

nord-ovest, senza immissioni dirette di raggi solari. Per potenziare la luminosità<br />

dell’interno dello studio Polizza fa aprire sul soffitto un grande lucernaio per il<br />

quale disegna egli stesso il telaio. Il lucernaio consente di ottenere nell’atelier<br />

una condizione di luce analoga a quelle delle sale di esposizione, mettendo<br />

l’artista in condizione di verificare gli effetti finali delle sue opere, ma consentiva<br />

di godere anche di un confronto diretto con una luce zenitale capace di esaltare<br />

la intensità dei colori nelle condizioni predilette dalla pittura divisionista. Il<br />

lucernaio è schermato da un grande velario.<br />

Nella casa-studio realizzata nel 1922 a Parigi per l’amico pittore Amédée Ozenfant,<br />

l’architetto Le Corbusier affronta con perizia il tema della luce. Questo spazio di<br />

lavoro si presenta come uno dei primi esempi di ateliers progettati secondo i<br />

principi dell’architettura del Movimento Moderno. Pubblicata e visitata, la nuova<br />

architettura sarà presto presa a modello per realizzare innovative case-studio<br />

per altri artisti, in altre città e persino in altri continenti. La parte indubbiamente<br />

più interessante è l’atelier vero e proprio, situato al piano superiore, in<br />

corrispondenza dell’angolo dell’edificio. L’illuminazione di questo studio avviene<br />

attraverso grandi vetrate, allineate con le finestre a nastro sottostanti, e un<br />

lucernario aperto sul tetto, che proietta la luce grazie a sheds, vetrati sia verso<br />

nord che sud, e tamponati sui lati minori. La luce immessa nel grande ambiente<br />

sottostante è filtrata da un sistema di lastre di vetro opaco. Dall’atelier si accede<br />

ad altri due spazi di lavoro attigui, la biblioteca e il laboratorio fotografico e,<br />

tramite una scala, al terrazzo.<br />

Percorrendo la storia dell’arte del Novecento si possono portare molti altri esempi<br />

in cui l’artista progetta per il suo atelier una luce zenitale: come la casa di Emil<br />

Nolde a Seebüll, progettata tra il 1921 e il 1927, presenta con un accurato studio<br />

della luce che proviene da lucernai posti in copertura; oppure come lo studio<br />

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Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.

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