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Capitolo 4. La casa diventa museo. Il progetto di architettura.<br />

maniera rispettosa nei confronti di un paesaggio che viene accettato per quello<br />

che è, con i segni delle violente trasformazioni subite ancora visibili . Il volume<br />

“isolato”, ovvero non addossato alla pendenza del terreno ma libero su tutti i<br />

lati, dimostra la volontà di non voler “ricostruire”, anche se allo stesso tempo<br />

l’andatura ondulata delle braccia libere del corpo del museo paiono ridisegnare<br />

il tracciato delle curve di livello cancellate dall’agire umano,rievocando<br />

simbolicamente il paesaggio originario. Questo rapporto con il contesto fisico<br />

così “preciso”, mentale e poco improvvisato, si ritrova nel disegno delle aperture:<br />

piccole, rade e asimmetriche, consentono al visitatore di inquadrare il paesaggio<br />

in momenti precisi e determinati o, altrimenti, di rimanere intrappolato e<br />

concentrato sullo spazio interno. D’altronde l’intero progetto del centro museale<br />

sembra essere interpretato come architettura “esperienziale”, aggiungendo al<br />

consumo delle opere esposte quello di un percorso con forti implicazioni emotive.<br />

Le sale espositive sono organizzate su tre piani in mezzanini che si affacciano<br />

sulla hall di ingresso. Ogni piano è collegato al successivo tramite le famose<br />

rampe che si staccano dalla massa del corpo di fabbrica e si librano a sbalzo<br />

nel vuoto. Risolvendo il problema tecnico di allungare il percorso abbastanza da<br />

consentire il salto di quota dell’interpiano con la pendenza massima sfruttabile<br />

(6%), Siza separa nettamente il momento espositivo da quello del percorso,<br />

la contemplazione (ferma e statica) dal movimento. Anche in questo caso la<br />

risoluzione fisica dell’ambiente è frutto di un sottile gioco intellettuale: da un<br />

lato la scelta di utilizzare la rampa, elemento architettonico che suggerisce più<br />

degli altri l’idea di continuità spaziale, dall’altro questa stessa continuità viene<br />

negata relegando l’elemento al di fuori del corpo di fabbrica.<br />

Ogni riferimento ai celebri esempi del passato, dove il percorso si emancipa<br />

dal ruolo prettamente distributivo per partecipare anch’esso dello spazio<br />

espositivo (impossibile non citare il Guggenheim di Wright), viene qui di colpo<br />

negato estremizzando l’atteggiamento inverso. Ancora una volta, affrontando<br />

correttamente e coerentemente il tema dell’opera, l’architettura di Siza non<br />

smette di volere “stimolare” il visitatore con soluzioni quasi mai scontate che<br />

511<br />

Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.

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