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Capitolo 2. Dimore di uomini celebri, case di letterati, atelier d’artista.<br />

casa isolata di due piani con un limitato giardino in un quartiere di periferia.<br />

L’appartamento di Joris Karl Huysmans, al quale la paga di funzionario del<br />

ministero degli Interni serviva a malapena a coltivare il culto per le rilegature più<br />

preziose, si costituiva di uno spazio costruito a propria immagine e somiglianza e<br />

qui lo scrittore era prigioniero.<br />

La casa di Jean Cocteau a Milly-la-Forêt, nella sua squisita semplicità, tradisce la<br />

precarietà del padrone di casa. Cocteau scrive: “C’est la maison qui m’attendait.<br />

J’en habite le refuge, loin des sonnettes du Palais-Royal. Elle me donne l’exemple<br />

de l’absurde entêtement magnifique des végétaux. J’y retrouve les souvenirs de<br />

campagnes anciennes où je rêvais de Paris comme je rêvais plus tard, à Paris,<br />

de prendre la fuite. L’eau des douves et le soleil peignent sur les parois de ma<br />

chambre leurs faux marbres mobiles. Le printemps jubile partout. ” 33 Il pittore<br />

italiano Amedeo Modigliani dipinge un ritratto di Jean Cocteau nel 1916, dove<br />

lo scrittore appare adagiato su una poltrona rossa e dove nessun oggetto lo<br />

circonda.<br />

Con l’affermarsi di nuovi ideali muta presto anche il ruolo della casa del<br />

letterato: non più “rifugio” e “castello”, ma luogo di lavoro permanente. La casa<br />

personale è il luogo aperto dell’elaborazione culturale e lo sfondo di ogni prima<br />

sperimentazione di corrente letteraria.<br />

La casa diventa così testimone dell’attaccamento dell’uomo alla propria città in<br />

cui continua a risiedere nonostante i successi, come nel caso di Beppe Fenoglio,<br />

antiprovinciale proprio per l’attaccamento al suo lavoro, alla sua famiglia e alla<br />

città di Alba, anche dopo il successo letterario raggiunto. La casa è un ambito<br />

privato e intimo, rassicurante e famigliare, come la dimora di Italo Calvino a Roma<br />

che egli riconosce come “unica, immune da tutti i luoghi comuni che rendono<br />

uniformi e intercambiabili le abitazioni in una data epoca e cultura”.<br />

A Roma l’appartamento in cui Alberto Moravia visse, fino alla morte avvenuta<br />

nel 1990, è un attico sul Tevere, molto luminoso composto da un salotto con<br />

33 Jean Cocteau, La Difficulté d’être, 1949.<br />

181<br />

Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.

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