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Capitolo 2. Dimore di uomini celebri, case di letterati, atelier d’artista.<br />

straccia. Ha una finestra su un lato solo e per godere della luce del sole nell’arco<br />

della giornata, l’involucro in legno è costruito in maniera da ruotare attorno ad<br />

un perno centrale per mezzo di un meccanismo ad azione manuale.<br />

Nella casa del letterato lo scrittoio posto, lateralmente o frontalmente alla finestra<br />

principale della dimora, rievoca la fama dello scrittore in un tempo immobile e<br />

cristallizzato. L’atmosfera è di assoluta tranquillità e separazione dai rumori del<br />

mondo: tutto è fermo, ordinato e pensato nella precisa posizione in cui è.<br />

L’apertura è per il letterato fonte di osservazione ed ispirazione. La vista di un<br />

paesaggio inquadrato dalla finestra entra nella dimora, dilatando verso l’infinito<br />

il limite naturale della casa.<br />

Nel saggio introduttivo al testo Writers’ Houses and the Making of Memory lo<br />

studioso Harald Hendrix sostiene che la finestra nella casa del letterato può<br />

essere considerata una sorta di “topos letterario”, espressione dell’ispirazione e<br />

creatività dell’autore.<br />

La finestra può mettere in comunicazione l’oggetto in primo piano con una<br />

vista esterna definita, un frammento di paesaggio, inquadrato e delimitato da<br />

un dispositivo progettato. Emblematico a questo proposito il quadro del pittore<br />

berlinese Franz Louis Catel, che fissa per sempre nella luce del primo mattino<br />

il viaggio di Karl Friedrich Schinkel a Napoli; mentre legge davanti ad un’ampia<br />

finestra aperta sul mare con lo sfondo del Vesuvio. L’aria serena e sospesa della<br />

stanza si proietta sul paesaggio classico e diventa l’icona di tutta l’opera di<br />

Schinkel.<br />

La finestra può inoltre mettere in comunicazione l’uomo con la città, il mondo<br />

intimo e privato dell’autore con quello pubblico e affollato della strada,<br />

diventando un tramite di comunicazione con l’esterno. A questo proposito è<br />

interessante citare il caso dello scrittore Fëdor Dostoevskij, che non si fermava<br />

mai più di tre anni nella stessa casa ed aveva una vera e propria ossessione per<br />

appartamenti ad angolo, con finestre affacciate su due strade. Pure l’ultima<br />

casa in cui l’autore abita e dove muore nel 1881 a San Pietroburgo, posta tra la<br />

Prospettiva Zuznechny e l’antica strada Yamskaya, oggi via Dostoevskij, risponde<br />

185<br />

Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.

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