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Capitolo 4. La casa diventa museo. Il progetto di architettura.<br />

La casa di Giuseppe Verdi a Roncole di Busseto.<br />

La casa natale del musicista Giuseppe Verdi (1813 – 1901) si trova sulla strada<br />

provinciale per Busseto, 38 km da Parma, situata ad un crocevia al centro<br />

del villaggio di Roncole. Nell’abitazione di architettura povera con un tetto a<br />

due falde inclinate a capanna, il padre del musicista gestiva un’osteria e una<br />

bottega di generi vari, mentre la madre lavorava come filatrice. La casa dunque<br />

è annessa ad una locanda e ad un mulino, luogo molto frequentato, punto di<br />

riferimento per viandanti e viaggiatori. Oggi la dimora non è più quella in cui<br />

nacque il grande maestro, è stata ingrandita e abitata fino a qualche decennio<br />

fa. Il mulino ha cessato di macinare, è stata tolta la ruota e nel Canale delle<br />

Roncole manca l’acqua. Nel 2000, nel quadro delle celebrazioni del centenario<br />

della morte, lo storico edificio è stato consolidato e interamente restaurato su<br />

progetto dell’architetto Pier Luigi Cervellati, che ha curato anche il rifacimento<br />

degli arredi. Nel gennaio 2001, il Comune di Busseto ha promosso l’allestimento di<br />

un percorso didattico-museale nella dimora, con pannelli esplicativi e strumenti<br />

audiovisivi ed informatici. L’interno della dimora è stato ricostruito con arredi che<br />

alludono alla vita semplice dei primi anni del grande maestro. Mediante sommari<br />

intonaci bianchi e poveri mobili in legno dai toni caldi, si è provveduto a rievocare<br />

quei pochi oggetti, che dovevano riempire le medesime stanze disadorne ai<br />

tempi del compositore. Gli autori del progetto in questo caso sono l’architetto<br />

e il curatore del museo, che inevitabilmente attuano una contaminazione della<br />

dimora con uno stile e un gusto museografico contemporaneo. L’abitazione<br />

vuota viene nuovamente colmata, la scena domestica ritorna ad essere popolata<br />

di nuovi attori visibilmente contemporanei, che non hanno nulla di antico<br />

e che auspicano solamente ad una ricostruzione didattica. Il recupero di una<br />

relazione tra gesti e oggetti perduti o la pittoresca ricostruzione scenografica di<br />

un fondale e giudicata positivamente come un mezzo necessario per favorire<br />

la materializzazione e il radicamento di una nascente nuova mitologia. In altre<br />

parole, in assenza di documenti originari, un’ipotesi di costruzione letteraria<br />

prevale su quella filologica.<br />

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Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.

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