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Capitolo 7. Linee guida per la costituzione di un nuovo museo.<br />

“non luoghi” e da paesaggi ibridi.” 36<br />

Nel 1959 Frank Lloyd Wright completa il Solomon Guggenheim Museum di New<br />

York, realizzando una nuova visione museale e spaziale basata sul principio di<br />

un’elica ascendente, che individua una aspirazione alla verticalità e alla crescita<br />

dinamica. L’architetto americano rompe una geometria convenzionale e realizza<br />

un edificio unico nello spazio urbano di New York che esplode ne momento in<br />

cui si entra al suo interno. Wright teorizza un diverso modo di pensare il museo,<br />

in cui la scenografia spaziale creava le relazioni nascoste tra le opere esposte<br />

e l’architettura che le contiene. Cambia la percezione dell’osservatore verso<br />

l’opera che non è più inserita nello spazio categoriale ottocentesco, ma in un<br />

luogo articolato, caratterizzato dalla presenza del vuoto.<br />

Wright genera una nuova mitologia dello spazio del museo, che viene anche<br />

pesantemente criticata da chi sosteneva che le opere non si potevano osservare<br />

bene a causa della rampa ascendente.<br />

Nikolaus Pevsner scrive a tal proposito: “Fra tutti i nuovi musei americani, il<br />

più sensazionale è il Guggenheim Museum di Frank Lloyd Wright a New York,<br />

progettato nel 1943 e costruito nel 1956-59. È sicuramente sensazionale, ma<br />

rappresenta anche l’esempio di ciò che un museo non dovrebbe essere. Dopo<br />

tutto è un monumento, inoltre il piano inclinato, a spirale, che si è costretti a<br />

scendere, rende impossibile qualsiasi movimento trasversale, mentre sono<br />

questi che danno il gusto delle visite al museo.” 37<br />

Di fatto Frank Lloyd Wright sposta un asse interpretativo: lo spazio del museo vive<br />

al dì là delle opere esposte, generando una contraddizione interna tra contenuto<br />

e contenitore.<br />

Tra il 1971 e il 1977 sono Renzo Piano e Richard Rogers a accentuare questa<br />

contraddizione disegnando il Centre Pompidou. Le scale mobili, gli spazi flessibili<br />

36 Aldo De Poli, voce Teoria dell’architettura, in Enciclopedia dell’Architettura, Milano, Federico<br />

Motta/Il Sole 24Ore, 2008, vol. 4, pp. 254-259.<br />

37 Nikolaus Pevsner, Museums in A History of Building Types, The Princeton University Press, 1976,<br />

cap. 8, pp.111 -138; trad. it. Storia e caratteri degli edifici, Roma, Palombi, 1986, cap. 8, Musei, p. 166.<br />

698<br />

Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.

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