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Capitolo 7. Linee guida per la costituzione di un nuovo museo.<br />

emotiva. Questa operazione si concretizza attraverso diverse tecniche<br />

quali: la simulazione multimediale, la ricostruzione scenografica di un<br />

ambiente spazialmente definito, la messa in atto di specifiche gerarchie<br />

e attribuzione di un valore simbolico a specifiche parti o ambiti. L’aspetto<br />

degli oggetti, la datazione dell’opera originale, in questo contesto contano<br />

sempre meno. Ciò che conta è l’interpretazione verso cui si intende<br />

guidare il visitatore. L’allestimento si propone come un filo narrante,<br />

inteso come comunicazione e partecipazione diretta ed emozionale tra<br />

spettatore, luogo e collezione, ovvero tra soggetto, spazio e oggetto. In<br />

questo caso dunque ogni stanza del museo è diversa, perché esprime uno<br />

specifico tema. Il percorso non è più cronologico e nulla viene presentato<br />

in modo banale e diretto, ma ogni particolare è funzionale a generare<br />

una sorpresa o un’emozione. Il museo narrativo, infatti, predilige una<br />

distribuzione scenografica della collezione, in cui nulla è frontale, ma è<br />

in grado di generare curiosità indotta dalla progressiva scoperta graduale<br />

dell’opera.<br />

L’allestimento delle sale del Castello Sforzesco di Milano realizzato nel 1956<br />

dallo Studio BBPR di Milano presenta un approccio al problema che resta<br />

molto attuale. In particolare il culmine emotivo del percorso, studiato<br />

come una promenade architecturale fitta di sorprese, variazioni, scorci<br />

visivi imprevisti, è l’allestimento isolato progettato per la Pietà Rondanini<br />

di Michelangelo, nella Sala degli Scaglioni. La scultura, schermata da una<br />

tramezza di pietra serena e collocata a una quota più bassa rispetto alle<br />

altre opere della sala, si rivela progressivamente allo sguardo del visitatore,<br />

composta e isolata in tutta la sua drammaticità. 41<br />

Sul finire degli anni Ottanta del Novecento, anche il principio<br />

dell’allestimento dunque muta significato. Una personalità di riferimento<br />

41 Federica Arman, Il “gioco delle forme” negli allestimenti di Ernesto N. Rogers, in Aldo De Poli,<br />

Chiara Visentin (a cura di), Ernesto Nathan Rogers e la costruzione dell’architettura, Parma, Monte<br />

Università Parma, 2009, pp. 129-134.<br />

703<br />

Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.

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