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Capitolo 3. La valorizzazione delle case dei protagonisti dell’identità nazionale.<br />

.<br />

1.2. La commemorazione dell’uomo. L’architettura della memoria.<br />

“Se in un bosco troviamo un tumulo<br />

lungo sei piedi e largo tre,<br />

disposto con la pala a forma di piramide,<br />

ci facciamo seri e qualcosa dice dentro di noi:<br />

qui è sepolto qualcuno.<br />

Questa è architettura”<br />

Adolf Loos, 1921<br />

L’arte della memoria ha da sempre organizzato in sistemi rigorosi le immagini dei<br />

luoghi. Molti sono i tipi architettonici che assunto il ruolo specifico di “ricordare”.<br />

Attraverso di essi la memoria interpreta la narrazione della storia in un processo<br />

figurativo complesso, che trova nell’architettura la sua possibilità di eterno<br />

ordinamento. La costruzione di spazi commemorativi è dunque una delle più<br />

antiche funzioni dell’architettura: da forme semplici quasi spontanee come il<br />

tumulo citato da Adolf Loos, si passa a complessi sistemi culturali in cui l’opera<br />

dell’architetto è richiesta per sollecitare e guidare un percorso di appropriazione<br />

della memoria collettiva.<br />

Ad ogni monumento costruito dall’uomo spetta comunque il grave ed al tempo<br />

stesso affascinante compito di ricostruire un frammento di storia, dando alla<br />

forma immateriale del tempo una configurazione spaziale, tridimensionale.<br />

In un certo senso il rapporto tra memoria di ciò che è stato e architettura, sembra<br />

manifestare il potere di travalicare le singole culture e i singoli luoghi.<br />

Il monumento viene inteso come un ponte tra presente e passato, esso è memoria<br />

e monito della storia trascorsa e rappresenta un elemento di riferimento per lo<br />

sviluppo della società/città futura.<br />

Si può dunque citare una frase tratta da una delle più note lezioni accademiche<br />

di Ernesto Nathan Rogers, che diventa il riferimento culturale necessario a dare<br />

ulteriore fondatezza a questo rapporto. Nella prolusione del corso di Storia<br />

Contemporanea al Politecnico di Milano nell’anno accademico 1964-1965 egli<br />

dava una definizione della parola memoria, che davvero si coglie in molti episodi<br />

di architettura costruita.<br />

333<br />

Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.

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