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Capitolo 2. Dimore di uomini celebri, case di letterati, atelier d’artista.<br />

Nella dimora del letterato non ha importanza ricostruire minuziosamente la<br />

collezione o l’arredamento, ciò che deve essere esposto è l’interpretazione e<br />

la rappresentazione culturale dell’autore: spesso solo la sedia, lo scrittoio e la<br />

finestra, come un antico carrel, all’interno di uno studio rimasto intatto, sono i<br />

punti emblematici di un primo processo di musealizzazione. Si possono avviare<br />

ricostruzioni che, partendo dagli accessori originali rimasti, quali penne, lampade<br />

e taccuini per appunti, riconducono ad una situazione molto vicina a quella<br />

originale o a quella disposizione convenzionale che emerge dalle testimonianze<br />

letterarie lasciate dal legittimo proprietario quando era ancora in vita.<br />

Le scelte museografiche e le modalità di presentazione e allestimento di una<br />

casa di scrittore riflettono generalmente due diversi modi di intendere la dimora.<br />

Il primo esempio è quello della casa-santuario, nella quale ogni oggetto è stato<br />

conservato o ricostruito. Queste case si presentano come luoghi impregnati della<br />

presenza fisica dello scrittore e disseminati dei suoi oggetti e dei suoi resti, anche<br />

organici, presentati ai pellegrini-visitatori come vere e proprie reliquie. I cimeli<br />

più comunemente diffusi sono indumenti, oggetti personali, oggetti associati<br />

all’attività letteraria, come la “Olivetti lettera trentadue” conservata nello studio<br />

milanese di Salvatore Quasimodo trasferito dopo la sua morte nella casa museo<br />

di Ragusa. Il secondo modello prende invece le distanze dal corpo dello scrittore<br />

che intende celebrare, la cui figura può essere evocata da alcune immagini o<br />

da manoscritti, e attualizza la sua presenza esclusivamente attraverso iniziative<br />

di animazione culturale. La casa diventa così sede di un centro di ricerca e di<br />

documentazione e affiancano l’attività scientifica a quella museale. Un esempio<br />

di questo secondo modello è la Casa di cultura Goffredo Parise a Ponte di Piave<br />

divenuta, per esplicito legato testamentario, luogo di testimonianza della vita e<br />

dell’opera dello scrittore ma anche centro di cultura costituito da casa museo,<br />

centro studi e biblioteca pubblica.<br />

Oltre alle due ipotesi esposte, talvolta se la casa originaria è andata perduta<br />

vengono avviate ricostruzioni che, partendo dagli accessori originali rimasti,<br />

quali penne, lampade, taccuini per appunti, riconducono ad una situazione molto<br />

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Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.

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