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Capitolo 4. La casa diventa museo. Il progetto di architettura.<br />

toscano Marino Marini, collocata in un edificio di Firenze, prima destinato a<br />

chiesa. Viene quindi analizzata la sede del museo di Ardengo Soffici, che è stata<br />

recentemente collocata nelle Scuderie di Poggio a Caiano. A questi esempi,<br />

si aggiunge, infine, anche la sede del Fryderyk Chopin Museum a Varsavia,<br />

collocata nel piano nobile di un antica residenza aristocratica del XVII secolo,<br />

Palazzo Ostrogski.<br />

In tutti i quattro casi, anche se resta labile la relazione con le case personali e con<br />

i luoghi dove i quattro artisti hanno vissuto, certamente non sono estranee alle<br />

loro personalità le relazioni che queste collocazioni stabiliscono con i consolidati<br />

paesaggi cittadini e con i patrimoni architettonici che contraddistinguono le<br />

identità di queste città.<br />

L’adattamento e il riuso di un importante edificio già esistente, già di per<br />

se portatore di una propria identità storica e architettonica, così come la<br />

collocazione particolare in una posizione eminente al centro della città, aggiunge<br />

un nuovo sottile carattere di evidenza urbana e di arricchimento monumentale<br />

ad una istituzione museale pubblica. La nuova finalizzazione culturale della sede<br />

prescelta, che conferma il rispetto di tutti i manufatti esistenti, non fa rimpiangere<br />

l’avvenuta modifica di una qualsivoglia funzione precedente.<br />

Le tante necessarie modifiche architettoniche che devono essere apportate<br />

per organizzare un buon percorso di visita, arricchiscono il monumento solo se<br />

riescono a interpretare bene un preciso carattere spaziale, che esisteva già da<br />

prima. In un rilevante palazzo del passato, si deve stabilire una forte relazione<br />

tra la sequenza scandita in verticale dei diversi livelli e la pluralità di spazi<br />

diversificati che scorrono tra il piano seminterrato di basamento, il piano nobile<br />

e il piano finale di coronamento. Il fine del buon intervento di recupero è quello<br />

di valorizzare una spazialità contemporanea dell’edificio, che non sia troppo<br />

distante dal carattere originario del complesso, pur con l’accettazione delle tante<br />

trasformazioni avvenute nel corso dei secoli.<br />

La scelta di localizzare una collezione in un edificio storico esistente appositamente<br />

restaurato, contribuisce notevolmente a rinforzare l’immagine pubblica della<br />

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Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.

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