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Capitolo 1. La dimora storica. Un patrimonio diffuso nel territorio.<br />

e sotto la direzione dell’architetto Simone Cantoni. Il giovane Gian Giacomo<br />

cresce in un ambiente profondamente legato alle pratiche collezionistiche, sia<br />

per la cospicua disponibilità economica, sia per la sensibilità della madre Rosina,<br />

che acquista costantemente opere d’arte e si sforza di circondare il figlio di<br />

consiglieri e artisti. Divenuto maggiorenne, il giovane Gian Giacomo comincia<br />

da subito la propria collezione: la sua attenzione si concentra sulle armi, fucili<br />

da caccia decorati e pistole da duello. In pochi anni le armi antiche, soprattutto<br />

quelle cinquecentesche, quelle moderne e le armature milanesi sono talmente<br />

numerose da richiedere un’intera stanza del palazzo: nasce la Sala d’Armi,<br />

con uno splendido allestimento neogotico, realizzato tra il 1846 e il 1851 dallo<br />

scenografo del Teatro alla Scala, Filippo Peroni.<br />

Gli ambienti interni del palazzo si distinguono per ricercatezza ed eleganza.<br />

La Stanza da letto, in stile neobarocco, è completamente rivestita in legno<br />

intagliato; lo Studiolo, in stile neo-romanico, è decorato con particolari affreschi<br />

che raccontano le storie di Dante; la Sala nera si presenta come un salotto<br />

elegantissimo neo-rinascimentale. Con la morte della madre, avvenuta nel 1859,<br />

l’appartamento di Gian Giacomo diventa definitivamente autonomo, con un<br />

proprio scalone di accesso in stile settecentesco e un’anticamera rococò, che<br />

prende il nome di Sala gialla. La raccolta degli oggetti d’arte prosegue negli anni<br />

fino a pochi giorni prima la morte di Gian Giacomo, avvenuta nel 1879: il museo,<br />

intitolato alla memoria del suo proprietario, apre appena due anni dopo.<br />

Sulla scena milanese, c’è un altro esempio di dimora, importantissima sede di<br />

una collezione: la casa dei fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi (1854-<br />

1934), celebrata anche dallo scrittore Orhan Pamuk come “uno dei cinque musei<br />

più importanti al mondo” 45 .<br />

Nel 1883 viene scoperta la facciata nell’edificio posto tra Via del Gesù e Via Santo<br />

45 Orhan Pamuk, Il museo dell’innocenza, Torino, Einaudi, 2009, p.569. “Il signor Kemal, che alla<br />

sua morte aveva visitato 5723 musei in tutto il mondo, approfittava di ogni occasione per recarsi al<br />

museo Bagatti Valsecchi di Milano: o meglio per “viverlo”, come diceva lui, perché “era uno dei cinque<br />

musei più importanti della mia vita”.<br />

Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.<br />

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