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Capitolo 1. La dimora storica. Un patrimonio diffuso nel territorio.<br />

immagini estreme in cui la casa cambia dimensione e cadere come una meteora<br />

sul tetto di un museo d’arte, come nella spettacolare istallazione “House Attack”<br />

dell’artista Erwin Wurm al Mumok di Vienna (2006).<br />

Altre esperienze, invece, arrivano a cambiare anche l’ordine degli elementi e<br />

il tetto piantato si pianta terra e le porte indicano il cielo con la soglia, come<br />

nell’opera “Le manoir à l’envers” costruita lunga la “Strada di Parigi” all’esposizione<br />

universale del 1900 come tributo alla modernità. “Questa casetta, che è fatta<br />

in stile gotico si erige letteralmente a rovescio, il tetto si dipiega al suolo con i<br />

camini e le torrette, mentre le fondamenta sporgono verso l’alto... Per quanto<br />

sia divertente questa folle idea diventa noiosa all’interno. Anche qui tutto è a<br />

rovescio, persino le cose belle a vedersi.”<br />

Sognatore e quasi surrealista in anticipo32 è anche lo scrittore Jan Weiss, che<br />

vive a Praga ai tempi di Franz Kafka. Nel romanzo Dum o 1000 patrech (La casa<br />

dai mille piani) del 1929, evoca un colossale e fantasmagorico edificio chiamato<br />

Mullertown, dove si raccolgono il malessere, l’alienazione, ma pure la bizzarra<br />

ironia e l’energia vitale di migliaia di abitanti-sudditi. Tutto comincia con un<br />

sogno: un tappeto rosso, un uomo che sale una scala, pianerottoli cechi, una<br />

remota piattaforma sospesa nell’aria. Con insistenza torturante, nella mente del<br />

protagonista Brok riappaiono i principali livelli della smisurata città alveare. Alla<br />

fine la sommità della torre ridiventa la base d’accesso alla casa. Ogni passo del<br />

doloroso attraversamento all’improvviso cessa, in un violento impatto contro le<br />

schegge metalliche di un organismo abbattuto e qui la violenta e claustrofobia<br />

visione onirica svanisce.<br />

Con accenni simili appaiono anche le cupe e immaginifiche case del film Blade<br />

Runner33 in una Los Angeles del futuro perennemente avvolta dalla nebbia<br />

prodotta dall’inquinamento, che offusca il Sole e produce una pioggia continua.<br />

32 Aldo De Poli, Tra architettura e letteratura. Il passato dell’apolide e il futuro del sonnambulo, in<br />

Germano Celant (a cura di), Architettura & Arti. 1900-1968, vol. 1, Milano, Skira, 2004, pp. 59-64.<br />

33 Si fa riferimento al film Blade Runner del 1982, diretto da Ridley Scott, sceneggiatura di Hampton<br />

Fancher, David Webb Peoples, produttore Michael Deeley.<br />

62<br />

Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.

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