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Capitolo 4. La casa diventa museo. Il progetto di architettura.<br />

La casa di Honoré de Balzac a Parigi.<br />

La casa di Honoré de Balzac (1799 – 1850) a Parigi situata nel cuore del villaggio di<br />

Passy, in pendio collinare non lontano dalla Senna, é l’unica dimora dello scrittore<br />

conservata e aperta al pubblico come museo. Balzac vive in questa abitazione<br />

dal 1840 al 1847 e qui scrive l’opera “La Comédie humaine”. In questa dimora lo<br />

scrittore elabora, inoltre, alcuni dei suoi più bei romanzi come “La Rabouilleuse”,<br />

“Splendeurs” e “Misères des courtisanes” o ancora “La Cousine Bette” e “Le<br />

Cousin Pons”. Balzac giunge nel quartiere parigino per nascondersi, perseguitato<br />

dai creditori e trova rifugio nella modesta dimora registrato sotto lo pseudonimo<br />

di “M. de Breugnol”. Nell’appartamento, che occupa cinque stanze dell’intero<br />

edificio, all’ultimo piano verso il giardino, il romanziere trascorre sette anni in una<br />

sorta di sistemazione provvisoria. Nel 1949 alla morte dell’illustre personaggio la<br />

dimora viene acquistata dalla città di Parigi e pochi anni dopo viene trasformata<br />

in museo e biblioteca. Sebbene i mobili dello scrittore siano stati in parte perduti<br />

dopo la morte della vedova Balzac, Mme Hanska, l’atmosfera della dimora è<br />

stata perfettamente ricostruita. Nelle stanze dell’appartamento a primo piano<br />

sono esposti dipinti, oggetti personali di Balzac, manoscritti, stampe e arredi<br />

e cimeli legate alla vita dello scrittore. Lo spazio più suggestivo della dimora è<br />

inevitabilmente lo studio del letterato ove davanti la finestra si trova ancora la<br />

pesante scrivania lignea, sorvegliata da un busto severo dello scrittore.<br />

Nelle sale a piano terra e a piano interrato, invece, sono esposti su supporti<br />

retro-illuminati pagine di manoscritti, all’interno di vetrine fotografie e bozzetti<br />

di sculture.<br />

La disposizione della collezione e l’organizzazione del percorso di visita rispettano<br />

l’originale volontà dell’antico abitante, non sovrapponendo per quanto possibile<br />

linguaggi di epoche diverse e mantenendo l’aura e l’atmosfera intima di una<br />

residenza privata.<br />

Singolare è, infine, l’entrata al museo, che prevede ancora oggi di suonare il<br />

campanello della dimora e attendere qualche minuto, che il “sostituto” dell’antico<br />

proprietario venga ad aprire il pesante portone.<br />

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Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.

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