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Capitolo 2. Dimore di uomini celebri, case di letterati, atelier d’artista.<br />

1969 i Dalì avevano anche acquistato il diroccato medievale Castello di Pùbol,<br />

poi da loro restaurato e fantasiosamente decorato e arredato, con l’aggiunta<br />

di stravaganti elementi. Ogni ambiente è allestito dall’artista come luogo di<br />

esibizione autonoma, dove l’inserimento di arredi e suppellettili, appartenenti<br />

a linguaggi espressivi e a gusti diversi segue, apparentemente, un principio di<br />

contrasto. La casa è organizzata come un museo delle emozioni. Come parte<br />

di un ordinato intreccio, i diversi materiali iconici stabiliscono tra loro relazioni<br />

estetiche sorprendenti, sotto l’impulso di un’unica, intensa sensibilità surreale<br />

che fa da filo conduttore. La profanazione della dimensione intima e lo spettacolo<br />

irrazionale dell’individualismo eccessivo suscita, oggi, a posteriori, una calorosa<br />

accoglienza: la percezione dell’ignoto, reso con mezzi semplici, stimola la<br />

meraviglia agli occhi del visitatore e trasforma la visita dell’intero complesso in<br />

un continuo giocoso arricchimento emotivo ed estetico.<br />

L’atelier contemporaneo: una galleria, un museo, un hangar.<br />

Più che come semplici musei, le più recenti dimore-atelier sono concepite<br />

come centri culturali, con estensioni e piccole foresterie, dove trovano sede le<br />

fondazioni nate per tutelare l’opera dell’artista, Presso alcune di queste istituzioni,<br />

che sono veri centri di ricerca dove si tengono seminari di studio, giovani artisti<br />

realizzano nuove esperienze e si avvicinano al mondo dell’arte. Come accade<br />

per le istituzioni più importanti, negli spazi di supporto all’abitazione si tengono<br />

incontri e si svolgono rappresentazioni teatrali e concerti.<br />

Negli ultimi quindici anni di vita l’artista americano Donald Judd (1928-1994) si<br />

dedica intensamente alla creazione della Chinati Foundation a Marfa, in Texas.<br />

Situato su un’area dismessa dall’esercito statunitense, il complesso utilizza i<br />

capannoni e le baracche esistenti ricavando: spazi abitativi, una biblioteca, spazi<br />

espositivi per le sculture di Judd e per le opere di altri artisti. La fondazione<br />

nasce dal desiderio di costruire uno spazio libero dai canoni consueti della<br />

museografia, in una situazione generale nella quale opera d’arte e architettura<br />

si trovano in perfetta sintonia. La sistemazione degli edifici rende manifeste le<br />

245<br />

Federica Arman, Le vite, le case e il progetto d’architettura. La valorizzazione museografica delle dimore di uomini celebri del Novecento.

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