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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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SEGNI EFFICACI DEL CULTO 109<br />

significano in qualche modo il culto <strong>della</strong> Chiesa. Dire che essi sono<br />

arfche efficaci del culto che significano vuol dire che la Chiesa<br />

(corpo mistico, capo e membra) ha liberamente stabilito d'intendere,<br />

affermare e rinnovare, a ogni posizione del segno nelle condizioni<br />

volute e in dipendenza da esso e dal suo significato, la sua<br />

volontà di offrire il suo culto a Dio nel modo significato dallo stesso<br />

segno. E Dio così intende i segni e li accetta. Cosicché è sempre<br />

doveroso affermare che la posizione del segno attua ogni volta il<br />

culto <strong>della</strong> Chiesa.<br />

In quanto al modo e al grado d'efficacia propri dei segni liturgici<br />

il concilio vaticano II così si esprime in una frase che segue<br />

immediatamente la nozione di <strong>liturgia</strong> dallo stesso proposta : « Perciò<br />

ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote<br />

e del suo Corpo, la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun'altra<br />

azione <strong>della</strong> Chiesa, allo stesso titolo e allo stesso grado,<br />

ne uguaglia l'efficacia » 3 .<br />

L'espressione non ha tutta la chiarezza che si desidererebbe<br />

anche per una sua eccessiva concisione. Aiuta in qualche modo a<br />

meglio comprenderla ciò che lo stesso concilio dice poco dopo:<br />

« Dalla <strong>liturgia</strong> dunque e particolarmente dall'eucaristia, deriva in<br />

noi, come da sorgente, la grazia, e si ottiene, con la massima efficacia,<br />

quella santificazione degli uomini e glorificazione di Dio in<br />

Cristo, verso la quale convergono, come a loro fine, tutte le altre<br />

attività <strong>della</strong> Chiesa » 4 .<br />

Ma è necessario ricorrere alla spiegazione ufficiale data dal<br />

relatore all'espressione dell'articolo 7 e nella quale si dice che<br />

l'efficacia del sacrificio e dei sacramenti è ex opere operato, mentre<br />

quella dell'orazione pubblica e dei sacramentali è ex opere operatitis<br />

Ecclesiae; e si osserva che questa efficacia, nei documenti del<br />

magistero, è detta somma e viene distinta da quella, sia <strong>della</strong> Chiesa<br />

stessa che dei suoi membri, sotto questa precisa considerazione<br />

dell'efficacia oggettiva delle azioni e prescindendo dal merito soggettivo<br />

che è un altro punto di vista.<br />

La distinzione tra opus operatimi e opus operantis Ecclesiae,<br />

non entrata nel testo stesso <strong>della</strong> Costituzione 5 , rimanda evidentemente<br />

alla Mediator Dei che per prima l'ha codificata in un documento<br />

ufficiale. <strong>Il</strong> testo dell'enciclica è il seguente:<br />

« Per farci giungere alla santità il culto reso a Dio dalla Chiesa in unione<br />

col suo Capo divino, possiede la più grande efficacia. Quando si tratta del sacrificio<br />

eucaristico e dei sacramenti questa efficacia proviene soprattutto e anzitutto<br />

dall'azione stessa (ex opere operato).<br />

Se si considera poi l'attività propria <strong>della</strong> Sposa immacolata di Gesù<br />

Cristo, la quale, con le sue preghiere e le sue cerimonie, dà risalto al sacrificio<br />

eucaristico e ai sacramenti, o anche se si tratta dei sacramentali e degli altri<br />

•> CL, art. 7.<br />

« Ibid. art. 10.<br />

5 Per comprendere come ciò sia avvenuto vedi C. VAGAGGINI, LO spirito<br />

<strong>della</strong> Costituzione sulta <strong>liturgia</strong>, in: Riv. Ut. 51 (1964) 4647. Su questo punto preciso<br />

la Costituzione è, sfortunatamente, in regresso rispetto alla Mediator Dei.

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