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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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MESSA E SEGNI LITURGICI 169<br />

<strong>della</strong> messa è il punto di convergenza di tutta la storia cosmica<br />

antecedente, poiché questa, nelle intenzioni di Dio, convergeva tutta<br />

al Golgota storico, mentre il Golgota storico tende al Golgota mistico<br />

<strong>della</strong> messa.<br />

Anche come segno efficace preannunziativo del futuro, e quindi<br />

come azione profetica, la messa tiene il primo posto nella <strong>liturgia</strong>.<br />

Nella messa, sotto il velo dei segni, vi è nuova epifania reale<br />

del Verbo incarnato in persona, non solo in virtù; dello stesso Verbo<br />

incarnato, immolato, risorto, trasfigurato. È già il ritorno del<br />

Signore, che differisce dal ritorno definitivo, in sostanza solo perché<br />

quello che avviene nella messa si fa sotto il velo dei segni e<br />

non in forma svelata e gloriosa. La messa è già il banchetto dei<br />

tempi messianici aspettato nell'Antico Testamento, che differisce<br />

dal banchetto definitivo « in regno Patris mei » (Mt 26,29) essenzialmente<br />

solo perché non è in forma gloriosa.<br />

Ed è per questo che alla messa è insito un significato profondamente<br />

escatologico: essa annunzia, proclama e chiama, per così<br />

dire, con tutte le fibre <strong>della</strong> sua struttura, il ritorno glorioso del<br />

Signore e il banchetto in regno Patris nella gloria; perché l'azione<br />

velata sotto i sifcnboli sensibili, tende, connaturalmente, con tutto<br />

il suo peso, alla realtà svelata e senza simboli. Perciò « ogni volta<br />

che voi mangiate di questo pane e bevete il calice, voi proclamate<br />

la morte del Signore fino a che venga» (ICor 11,26). <strong>Il</strong> semplice<br />

fatto di partecipare al corpo eucaristico e al sangue del Cristo è<br />

dunque un proclamare dinanzi al mondo la morte redentrice del<br />

Signore ora glorioso, ma nascosto, morte che l'eucaristia . « commemora<br />

» e a suo modo incruentemente propone in sacramento.<br />

Questa proclamazione misteriosa <strong>della</strong> morte redentrice di Cristo<br />

è il modo specifico di proclamarla proprio di questo tempo intermedio<br />

tra l'ascensione e la seconda venuta gloriosa del Signore:<br />

quando Egli si presenterà a tutto il mondo nello splendore <strong>della</strong><br />

sua gloria, l'eucaristia avrà fine, perché il mistero cessa quando<br />

si compie ed appare in piena luce e senza veli quella realtà che il<br />

mistero proclamava sotto i veli. <strong>Il</strong> banchetto messianico continuerà<br />

allora svelatamente.<br />

Questo significato escatologico di ogni messa era fortemente<br />

sentito dai primi cristiani. È questo il <strong>senso</strong> di quella preghiera di<br />

ringraziamento dopo l'eucaristia riportata dalla Didaché: «Ricordati<br />

Signore, <strong>della</strong> tua Chiesa, liberala da ogni male, e rendila perfetta<br />

nel tuo amore, e, santificata, raccoglila insieme dai quattro<br />

venti nel regno che per lei preparasti... Avvenga la grazia, passi<br />

questo mondo... Maràn athà : vieni Signore, così sia » 2 .<br />

2 10,5 s. In un papiro copto, probabilmente del secolo V, che riporta un<br />

testo interpolato e con qualche variante <strong>della</strong> Didaché, il Maràn athà <strong>della</strong> Didaché<br />

X 6, che chiude la preghiera, è tradotto : « <strong>Il</strong> Signore venne. Amen ».<br />

Vedi G. HORNER, The new papyrus fragment of the Didaché in coptic, in : Journal<br />

of theological studies 1924 p. 230.

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